‘Non c’erano più le condizioni. Ma dispiace che ora a festeggiare siano i grillini e i disonesti’
Non c`erano più le condizioni di praticabilità politica».
Alla fine di una giornata concitatissima, il senatore Stefano Esposito, ormai ex assessore comunale ai Trasporti, spiega le ragioni delle sue dimissioni e valuta il futuro prossimo di Roma.
Cosa intende, senatore, quando parla di condizioni di praticabilità politica venute meno?
«Stava emergendo un quadro non più sostenibile, il sindaco aveva perso autorevolezza e fiducia. A tutti noi delle perplessità sono emerse. Io condivido quello che ha detto Renzi: se si è in grado di governare si governa, altrimenti si va via».
Ma lei si è dimesso per gli scontrini?
«Gli scontrini sono l`ultima puntata di una vicenda di agibilità politica che comporta oggettive responsabilità e ingenuità da parte di Marino. Anche la cattivissima gestione della comunicazione ha avuto il suo peso e per questo il sindaco ha pagato un prezzo altissimo».
Prima di dimettersi si è consultato con Orfini?
 «Quando mi sono reso conto che mancavano le condizioni ho condiviso la mia valutazione con lui».
Nel suo discorso di dimissioni, Marino ha detto di avere paura che tornino a governare le logiche della speculazione e degli illeciti interessi privati».
 «È un rischio reale. Che Marino sia stato un baluardo rispetto ad alcune logiche è indiscutibile. Ha seminato un germe di legalità che spero continui a dare i suoi frutti. Ma se fai una battaglia per la legalità, allora devi essere inattaccabile. Dopodiché ricordiamoci che in questa città le persone che hanno sfasciato Roma non si chiamano Ignazio Marino».
Cosa succederà adesso a Roma?
«C`è una struttura amministrativa ancora tutta da bonificare. Non credo che il commissario risolverà qualcosa. Mi dispiace che ora festeggiano i banditi e mi dispiace che insieme ai banditi ci siano i grillini».
Sarà il Movimento 5 Stelle a vincere le prossime elezioni?
«Assolutamente no. I grillini sono abituati a festeggiare sempre sulle disgrazie altrui, ma noi ci giocheremo le nostre carte, esattamente come loro».
 Comunicando le sue dimissioni Marino ha ricordato che ha venti giorni di tempo per ritirarle. Pensa sia possibile?
 «La legge lo prevede. Ma su una città come Roma non si scherza. Il Pd ha espresso con chiarezza la sua posizione politica».
Lei è stato per 70 giorni assessore ai Trasporti della capitale.
«È stata un`esperienza molto istruttiva. Quei 70 giorni valgono più di un master universitario. Mi sono accorto che l`Atac è un`azienda completamente piegata a logiche consociative e clientelari. La principale ragione è che il gruppo dirigente non ha alcun interesse a far funzionare l`azienda. Il cda che si è dimesso si è occupato solo della parte finanziaria. Sono rimasto impressionato dal totale abbandono della manutenzione dei mezzi. Di sicuro tutto il materiale che ho raccolto lo consegnerò al procuratore Pignatone. Proprio ieri ho inviato una lettera al presidente dell`Autorità anticorruzione Cantone chiedendogli un`ispezione sugli ultimi cinque anni di appalti, perché la situazione è altamente opaca».
Come ha trovato Marino quando lo ha visto?
«Molto provato. E devo dire che ci sta, è umano. È stato sottoposto ad una campagna mediatica che neanche nei confronti di Berlusconi è stata così massacrante. Come ho detto più volte, dare addosso al sindaco era diventato lo sport preferito di tanti. Non si può dire che Marino sia un mascalzone e spero che la procura chiarisca la sua posizione».
 Lei però se ne è andato.
«Non si può stare a dispetto dei santi».

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