Mozione discussa in Senato
 Il Senato, premesso che: il Parlamento italiano, nel Senato della Repubblica e nella Camera dei deputati, ha, negli anni precedenti, seguito con costante attenzione la situazione del Myanmar; l’Italia è vicina da tempo al popolo birmano e ha manifestato il suo sostegno sia attraverso le iniziative di associazioni, istituzioni locali e società civile, sia attraverso la costituzione dell’associazione parlamentare «Amici della Birmania» dalla XIV Legislatura, e i contatti diretti che l’associazione ha avuto con Aung San Suu Kyi e la realtà sociale e politica del Paese; numerosi e significativi sono stati i pronunciamenti del Parlamento italiano per la difesa dei diritti umani in Myanmar, la liberazione dei prigionieri politici a cominciare da Aung San Suu Kyi, premio Nobel per la Pace, per lunghi anni agli arresti domiciliari, e l’avvio di un processo di transizione verso la democrazia; dopo la liberazione di Aung San Suu Kyi il 13 novembre 2010 e la sua elezione al Parlamento del Myanmar il 1° aprile 2012 si è concretamente avviato il processo di transizione democratica e di riconciliazione nazionale che vede protagonisti il Capo del Governo, Thein Sein, e la leader della Lega nazionale per la democrazia Aung San Suu Kyi, oggi capo dell’opposizione in Parlamento; il Capo del Governo del Myanmar ha effettuato una visita in Italia nel marzo 2013, incontrando, tra gli altri, il Presidente della Repubblica e il Presidente del Consiglio dei ministri, avviando rapporti di collaborazione economica e politica tra l’Italia e la Birmania; è prevista una visita in Italia di Aung San Suu Kyi, essendo già stata invitata da diverse istituzioni, in particolare dal Presidente della Repubblica, dal Senato e dalla Camera, da diversi Dicasteri, dai sindaci di diverse città di cui è cittadina onoraria, dalle università di Bologna e di Modena-Reggio Emilia e da altri enti culturali; l’avvenuta apertura del Myanmar alla comunità internazionale e al mercato mondiale, anche attraverso il superamento delle sanzioni economiche in rapporto ai progressi in atto sul tema dei diritti umani e delle libertà democratiche, è stata ed è attentamente seguita dall’Unione europea, di cui l’Italia è componente fondamentale; la collaborazione politica, economica e sociale tra l’Italia e il Myanmar corrisponde all’interesse di entrambi i popoli e si inserisce nell’ambito dei rapporti tra l’Europa e l’Asia che aprono prospettive nuove per il futuro del mondo; il consolidamento della riforma democratica nel Paese è fattore decisivo per lo sviluppo delle relazioni tra l’Unione europea e il Myanmar, e, dunque, tra l’Italia e il Myanmar, nell’ambito delle relazioni internazionali per l’armonico sviluppo dei Paesi nel mondo globale, il progresso civile delle nazioni e il conseguimento dei comuni obiettivi di salvaguardia dei diritti umani e della pace; l’evoluzione democratica del Myanmar, il rispetto dei diritti umani, la liberazione di tutti i prigionieri politici e il superamento dei conflitti etnici devono essere considerati parte integrante dello sviluppo economico e sociale della Birmania; nel 2014 è prevista da parte del Myanmar l’assunzione della presidenza dell’Associazione delle nazioni dell’Asia del sud orientale (ASEAN), e ciò non può che accrescere l’esposizione e la responsabilità internazionale del Paese asiatico, che sta vivendo una vera e propria fase costituente; nel marzo 2013 il Parlamento del Myanmar ha approvato una procedura di riesame della Costituzione istituendo una commissione di esperti giuridici e intellettuali per la revisione della Costituzione, scritta e approvata nel 2008 dall’allora giunta militare e sottoposta a referendum una settimana dopo il passaggio del ciclone Nargis, che causò 138.000 tra morti e dispersi; la Costituzione in vigore nel Myanmar, la cui revisione è oggetto di discussione politica e parlamentare, presenta elementi di forte criticità democratica, tra i quali la discriminazione sulle candidature alla Presidenza e alla Vicepresidenza dell’Unione, l’assegnazione del 25 per cento dei posti ai militari nell’Assemblea dell’Unione e nella Camera delle nazionalità, norme restrittive per l’approvazione degli emendamenti alla Costituzione stessa; in particolare, la Costituzione, al capitolo 3, punto f, stabilisce che cittadini sposati con stranieri o con figli con cittadinanza straniera non possono diventare Presidente, impedendo di fatto ad Aung San Suu Kyi, leader della principale forza di opposizione, la quale ha peraltro manifestato l’intenzione di candidarsi alla Presidenza dell’Unione nelle prossime elezioni politiche previste nel 2015, di partecipare alla corsa per le presidenziali (i due figli della donna e suo marito Michael Aris, morto nel 1999, sono infatti britannici); nel processo di transizione verso la democrazia in atto nel Myanmar è necessario che siano sostenute tutte le forze che credono nella democrazia, avendo anche presenti i rischi di inversione del cammino democratico che sempre si accompagnano alle grandi scelte di cambiamento; durante la celebrazione del giubileo d’argento dell’8 agosto 1988, avvenuta a Yangon il 6 e 7 agosto 2013, è stata approvata una dichiarazione delle forze etniche e democratiche nella quale si dichiara: «1) Crediamo fortemente che ci sia bisogno di stabilire uno Stato federale democratico con autodeterminazione e uguaglianza (…) 2) La Costituzione del 2008 non garantisce uno Stato democratico federale. Quindi crediamo fortemente che la Costituzione del 2008 vada emendata o che venga stilata una nuova Costituzione»; si interpreta la volontà del popolo italiano per l’intensificazione degli scambi e della collaborazione economica, sociale, culturale e politica con il popolo del Myanmar, su una base di comune condivisione dei valori della democrazia; si auspica che il Parlamento italiano esprima il proprio sostegno affinché si acceleri il percorso di transizione del Myanmar, di modo che al più presto le sue frontiere si aprano al rispetto autentico dei diritti umani e dei principi democratici, impegna il Governo a garantire costante determinazione in ogni sede, europea e internazionale, e in rapporto diretto con il Governo del Myanmar, per assicurare, con continuità, il proprio sostegno all’ulteriore positiva evoluzione del processo democratico e di apertura del Paese asiatico, anche nella prospettiva delle elezioni politiche del 2015.

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