Il presidente della commissione Difesa: via libera solo a Ong rispettose delle regole chi non collabora allontanato dalle coste «La proposta di chiudere i porti alle navi che non battono bandiera italiana è attuabile e fattibile, ora la quantità di sbarchi ha raggiunto un livello ai limiti dell`insostenibile per cui questa è la nostra soluzione a meno che nei prossimi vertici europei gli altri Paesi decidano di aiutarci per risolvere un problema che non può essere considerato solo italiano». Nicola Latorre, senatore del Pd, è il presidente della commissione Difesa che nei mesi scorsi ha portato a termine l`indagine conoscitiva sul ruolo delle Ong nel Mediterraneo.
Oltre alle Ong anche le navi della missione europea sbarcano i migranti in Italia, l`altro giorno a Salerno la spagnola Rio Segura ha portato 1200 persone. Perché non le hanno sbarcate in Spagna?
«È quanto chiediamo che venga fatto. Ormai non abbiamo nemmeno più il tempo di respirare perché non è soltanto la quantità di sbarchi a preoccuparci, ma il ritmo con cui arrivano tutte queste navi cariche di migranti. Se in due giorni arrivano 12mila persone come è avvenuto si crea un`oggettiva difficoltà
per la distribuzione oltre alle problematicità per il personale medico e le forze dell`ordine nel fare i dovuti controlli sanitari e di sicurezza».
Il governatore De Luca ha chiesto con decisione la chiusura dei porti. Ormai la rete dell`accoglienza è al collasso, soprattutto al Sud.
«E infatti le parole di De Luca sono quelle di un presidente che ha fondate preoccupazioni non solo dal punto di vista pratico, ma anche per le possibili reazioni dell`opinione pubblica che potrebbero essere esasperate. Il ministro Minniti ha delineato con Gentiloni una linea strategica che certamente tengono nel conto le inquietudini dei territori, di qui la scelta di distribuire nella maniera più diffusa possibile il flusso migratorio per non creare situazioni di disparità».
Quando il Movimento 5 Stelle parlò delle Ong come «taxi del mare» dal Pd si alzò un polverone, ora però sembra essere lo stesso governo a voler restringere il campo d`azione delle organizzazioni.
«Ognuno usa il proprio vocabolario e non polemizzo con Di Maio sull`uso di certi termini. È una polemica sollevata molto dopo quando era già partita l`indagine conoscitiva da parte della commissione che presiedo, un segnale evidente che su determinate questioni nessuno si è voltato dall`altra parte».
Quindi il problema delle Ong esiste.
«Esiste nel momento in cui, invece di collaborare, hanno intenzione di creare un rapporto conflittuale. Le Ong compiono un lavoro meritorio, ma non devono confliggere con il nostro governo che ha il comando delle operazioni in mare. Le proposte da noi avanzate sono finalizzate anche nell`interesse degli stessi disperati che arrivano qui e le cui condizioni dovrebbero interessare anche le stesse Ong. Se si giungerà in condizioni di stremo nell`accoglienza mi pare ovvio che le prime vittime sarebbero proprio i migranti. Le Ong non possono creare corridoi umanitari nel Mediterraneo autonomamente, queste
sono scelte che spettano al nostro Paese».
Che tempi prevede per questo cambio di strategia?
«Non faccio pronostici, intanto nei prossimi giorni ci sarà un vertice tra i ministri dell`Interno europei e ci aspettiamo delle decisioni. Prima ancora ci saranno degli incontri con Germania, Regno Unito, Spagna e Francia per risolvere insieme il problema».
Le intenzioni europee non sembrano le migliori a leggere le dichiarazioni di Macron.
«Non è Macron che può risolvere da solo il problema, aspettiamo prima di giudicare. Per ora ha detto cose incoraggianti per rilanciare la sicurezza europea e su tanti altri temi, ma siamo nel campo delle intenzioni e noi ora vogliamo dei fatti».
Nei giorni scorsi fonti della marina libica hanno confermato al Mattino che le navi delle Ong continuano a sconfinare nelle loro acque territoriali e rappresentano una delle cause degli sbarchi. Un gioco politico o c`è da credergli?
«La nuova guardia costiera si sta muovendo in maniera corretta contrariamente a poco tempo fa quando si spacciavano per guardacoste gruppi legati ai trafficanti. Noi ora stiamo addestrando i loro uomini e dobbiamo cercare di aiutare il più possibile le loro autorità lavorando per la stabilizzazione».


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