Molte le cause della tragedia di ieri. Ma, tra esse, non può essere ignorata certo quella che rimanda ai dispositivi della legge Bossi-Fini (2002): e proprio perché, su quei dispositivi, è possibile finalmente intervenire.
Ci hanno provato i Radicali, ma – per responsabilità di quasi tutti – quel sacrosanto referendum non ha raggiunto il numero di firme necessarie. Ora è richiesta, come è ovvio, una forte decisione politica: ed essa non può essere rinviata se teniamo conto che quella normativa, così com`è, altro non fa che irrigidire, fino alla chiusura, il sistema di accoglienza per i richiedenti asilo. E fatalmente finisce col considerare idonei all`accesso in Italia solo i migranti lavoratori, con molte eccezioni, e attraverso una procedura che si rivela sempre più dissuasiva e disincentivante. La normativa attuale ha apportato alcune modifiche alla precedente legge, la Turco-Napolitano (1998) concentrandosi sul controllo dell`ingresso e della permanenza regolare dei migranti in Italia. Ciò ha fatto sì che le persone in fuga verso il nostro Paese, se sprovviste del regolare visto necessario all`imbarco in aereo, dovessero trovare vie alternative e irregolari per poter raggiungere le coste italiane. Tutto ciò si inserisce in una politica europea che molto ha investito nella vigilanza sulle frontiere esterne, alimentando costantemente il fondo dell`Agenzia Frontex (Agenzia europea per la gestione della cooperazione internazionale alle frontiere esterne degli Stati membri dell`Unione europea), principale addetta a tale attività.
L`esito di ciò è stato che in numerose circostanze i migranti rintracciati in mare venissero rimpatriati senza che prima fossero identificati, ascoltati e soprattutto, prima che gli fosse data la possibilità di presentare la domanda di asilo. Il ministro dell`Interno dell`ultimo governo Berlusconi, Roberto Maroni, ha sempre negato che si effettuassero simili pratiche e, quando messo alle strette, le attribuiva ai così detti accordi Italia-Libia. Ma ecco che il 23 febbraio del 2012 la Corte europea dei diritti dell`uomo ha affermato l`avvenuta violazione del divieto di tortura, di quello di espulsioni collettive e del diritto ad un ricorso effettivo. E con ciò ha accolto l`esposto di 24 migranti che nel 2009 erano stati riportati in Libia dopo essere stati intercettati in mare dalle forze di polizia italiane. Si è opportunamente parlato di sentenza storica in quanto ha dimostrato come, almeno in un caso, il respingimento collettivo fosse davvero avvenuto. Resta il fatto che gli essenziali connotati della «Turco-Napolitano» sono stati modificati dalla «Bossi-Fini» a danno dell`ingresso regolare degli stranieri, in particolare in materia di visti, permesso di soggiorno, carta di soggiorno e diritto di asilo. Per poter richiedere e ottenere la documentazione necessaria, i criteri sono diventati più selettivi, tanto da rendere difficoltosa la permanenza legale. Si pensi alla complicata richiesta dell`idoneità alloggiativa, alla frequente negazione del visto per non motivate ragioni di sicurezza e, in generale, al complesso iter burocratico per rinnovare i titoli di soggiorno. Ecco perché sono così numerose le persone diventate irregolari negli ultimi anni. Il governo Monti ha fatto qualcosa in questo senso, portando a un anno la durata del permesso di soggiorno per attesa occupazione. Un timido passo avanti, ma tantissimo ci sarebbe ancora da fare, perché la «Bossi-Fini» non solo ha enormemente complicato il quadro amministrativo, ma ha anche recepito, attraverso il pacchetto sicurezza del 2009, quel meccanismo di vera e propria criminalizzazione rappresentato dal reato di clandestinità e dall`aggravante per clandestinità (dichiarata successivamente incostituzionale). Il risultato è stato, tra l`altro, un ulteriore incremento della già ampia popolazione carceraria costituita da stranieri (nel maggio del 2013 erano oltre settecento i reclusi responsabili esclusivamente di non aver ottemperato all`ordine di espulsione). Volendo trarre una rapida conclusione, si può dire che la legislazione in materia di immigrazione, dal 2002 a oggi, si è irrigidita e inasprita, producendo come effetto principale l`estensione delle aree di irregolarità e di marginalità. L`intero impianto normativo in materia di immigrazione deve essere radicalmente modificato, a partire da due atti essenziali: a) abrogazione del reato di clandestinità, che ha assimilato – secondo un`ispirazione che rimanda a una concezione giuridica precedente lo stato di diritto – la categoria dei migranti a quella di una «classe pericolosa», da perseguire non per i reati commessi ma per la sua stessa condizione esistenziale (non per ciò che si fa, ma per ciò che si è); b) introduzione del visto di ingresso per ricerca di occupazione, al fine di favorire l`incontro tra offerta e domanda nel nostro Paese, contribuendo a regolarizzare una quota notevole degli ingressi e dei soggiorni non regolari. In altre parole, se questa strage di cui i morti di oggi sono appena un episodio non ci induce a modificare radicalmente una normativa che, quei morti, contribuisce a perpetuare, il nostro cordoglio rischia di risultare un vuoto rito.

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