‘L’impegno del ministro dell’Interno Angelino Alfano a non riaprire il Centro di identificazione e di espulsione di Gradisca d’Isonzo, conferma il fatto che una struttura così degradata non era in grado di rispondere alle finalità del centro stesso, e tanto meno di garantire i diritti delle persone lì trattenute e di quelle che vi lavoravano’. E’ quanto afferma il senatore Luigi Manconi, presidente della Commissione per la tutela e la promozione dei diritti umani del Senato. ‘A settembre del 2013 ho visitato quel Cie trovandolo in condizioni ancora più critiche di quelle degli altri centri da me conosciuti – sottolinea Manconi – Ecco perché avevo chiesto che venisse immediatamente chiuso e che non fosse più riaperto. Ora la decisione presa dal ministro dell’Interno deve indurre tutti a riflettere senza pregiudizi sulla natura e sugli scopi dei centri di identificazione e di espulsione, per arrivare in tempi brevi al loro superamento’.

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