Il violento attacco razzista di cui è stato vittima Bouyagui Konate, il
cuoco proveniente dal Mali ferito due giorni fa a Napoli, è il risultato
di un clima d’intolleranza molto pericoloso, prodotto e alimentato dalla
propaganda di chi fomenta paura e disagio per mero tornaconto
elettorale.

Napoli, come altre realtà del Paese, si trova stretta tra due populismi
in tutto e per tutto speculari: da un lato, le parole e i toni
utilizzati dal ministro Salvini, che punta ad aumentare i propri
consensi facendo leva sulle sofferenze e le paure dei cittadini. E
dall’altro il populismo “rivoluzionario” del sindaco De Magistris, che
condanna il razzismo, invoca l’apertura dei porti, ma poi viene meno
alle sue responsabilità, che sono quelle di affrontare nel concreto i
problemi di disagio sociale ormai sempre più diffusi.

Senza un efficace programma di accoglienza che garantisca una reale
integrazione, le dichiarazioni del Sindaco sono parole al vento,
funzionali alla propaganda di Salvini, e utili solo ad accelerare la
spirale di intolleranza cui assistiamo in questi giorni.

Un esempio è quanto accaduto con il campo Rom di Cupa Perillo, a
Scampia. L’amministrazione De Magistris ha prima perso i fondi europei
stanziati per la riqualificazione, e poi, dopo uno dei tanti incendi
nocivi e pericolosi che hanno colpito quel campo, è venuto meno alla
promessa di riqualificazione ambientale per la quale la Regione aveva
messo a disposizione importanti risorse. Tutto è caduto nuovamente
nell’oblio, come se nulla fosse mai successo. La situazione è rimasta la
stessa, il campo è lì, nelle medesime condizioni, in attesa della
prossima emergenza.

La totale inazione dell’amministrazione arancione ha acuito lo scontro
tra deboli in molte delle periferie della città. Una condizione che non
rende onore alla cultura e alla storia della città di Napoli, da sempre
aperta, accogliente e tollerante. I populismi generano odio e violenza,
anche se diversi per natura, anche se ideologicamente contrapposti. E
hanno gli stessi effetti.

Il senso di responsabilità che dovrebbe mostrare chi ricopre incarichi
instituzionali – che sia un ministro o un sindaco – non riguarda solo la
necessità di moderare i toni, ma anche il dovere di agire per trovare
soluzioni ai problemi che causano sofferenze e difficoltà. Limitarsi a
dare invece sfogo al disagio dei cittadini, significa fomentare uno
scontro sociale che può solo acutizzare i problemi.


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