La sospensione del cashback deve essere l`occasione per migliorare e rilanciare la digitalizzazione dei pagamenti ed il contrasto dell`evasione» sostiene il responsabile economico del Pd, Antonio Misiani. Che tra le nuove misure adottate ieri dal consiglio dei ministri giudica però «davvero importante» il nuovo intervento sui licenziamenti e soprattutto l`intesa che hanno trovato le parti sociali. «Si va nella direzione di quel patto sociale che da tempo chiediamo». Per Draghi il cashback è regressivo, rischia di creare sperequazione e, soprattutto, costa tanto. Si può pensare di ridurre gli stanziamenti? «Risparmiare risorse è positivo, l`importante è raggiungere l`obiettivo: l`Italia rispetto agli altri paesi è ancora molto indietro nel grado di digitalizzazione dei pagamenti. E la loro tracciabilità è una strada molto importante per ridurre l`evasione. Per noi le priorità rimangono queste e, detto molto laicamente, ciò che ci aspettiamo dal governo è che si faccia tutto quello che è utile per modernizzare i pagamenti e abbattere l`evasione». Sui licenziamenti dal braccio di ferro Confindustria-sindacati si è passati ad un avviso comune. Un buon segnale. «Questo è stato un risultato molto importante e positivo. E conferma la tesi che sosteniamo da tempo, ovvero la necessità di un nuovo patto sociale per il lavoro e lo sviluppo promosso dal governo assieme alle forze della maggioranza e alle organizzazioni economiche e sociali». Per fare cosa? «Noi siamo in una fase straordinariamente importante della nostra storia: abbiamo appena presentato in Europa il Recovery plan, stiamo uscendo da un`emergenza senza precedenti e abbiamo di fronte a noi la sfida non solo di recuperare quanto perso in questi mesi, ma di promuovere un nuovo modello di sviluppo del Paese. Serve una nuova assunzione di responsabilità, come accadde nel `93. Ed il metodo migliore e più proficuo, come dimostra l`accordo di martedì, è quello del patto sociale». Per fare cosa? «Il patto sociale può aiutare l`intero percorso del Recovery plan: noi nei prossimi mesi dobbiamo varare decine di riforme e una cornice di intesa tra governo, Parlamento, forze economiche e sociali certamente aiuta ad accelerare il processo di riforme e l`attuazione del Pnrr». Aggiungere 13 settimane di cassa integrazione per chi l`ha esaurita ed estendere il blocco dei licenziamenti a moda e calzature basta? «È una soluzione di buon senso. Che tiene conto del carattere molto differenziato della ripresa che vede alcuni settori oggettivamente ancora indietro e valorizza gli strumenti che sono stati messi a disposizione con il decreto Sostegni 2. Abbiamo discusso tanto di blocco dei licenziamenti ma non dimentichiamoci che questo decreto stanzia  miliardi di euro per favorire le imprese che mantengono la forza lavoro o che assumono, e gestire al meglio le crisi aziendali visto che abbiamo potenziato il contratto di espansione e quello di solidarietà e gli ammortizzatori sociali. E da questo punto di vista l`avviso comune tra le parti sociali crea i presupposti per utilizzare questi strumenti e gestire al meglio questa fase di transizione molto delicata. Perché siamo in ripresa, la ripresa è superiore alle nostre aspettative, però prima di recuperare i livelli pre Covid servirà ancora tempo e noi dobbiamo salvaguardare la coesione sociale e non dimenticarci di chi è ancora indietro». Se fossero partiti i licenziamenti sarebbe stato un disastro. «Un vero disastro. E invece noi non solo ora abbiamo la possibilità di ripartire ma di superare 25 anni di stagnazione. Questa è la grande sfida che dobbiamo raccogliere, ed è per questo che serve un quadro di grande condivisione nel Paese».


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