La proposta di legge dei senatori del Pd può portare a un esito condiviso
Ottimo procedere celermente, ottimo farlo con pragmatismo senza ideologie. E però, se sulle unioni civili tutti i tentativi avvenuti in passato sono falliti le ragioni sono tante e serie. E dunque evitiamo di fare gli stessi errori.
La proposta di legge presentata ieri da alcuni senatori del Pd è un buon inizio per un confronto che può portare ad un esito condiviso.
Il primo punto da tenere fermo è la distinzione tra unioni affettive eterosessuali e quelle omosessuali. Equipararle può sembrare a molti un’estensione delle libertà ma è, invece, una penalizzazione per entrambe.
Per l’ovvia ragione che le coppie etero hanno comunque a disposizione la possibilità di sposarsi e quello omo no, e perché la legislazione anche in Italia ha consentito molte opportunità alle coppie conviventi, sia pure in modo non sistematico. Da quelle sulle agevolazioni economiche, (pensiamo solo alle assicurazioni sanitarie) al riconoscimento dei figli (pensiamo alla recente equiparazione dello stato giuridico dei figli nati dentro o fuori il matrimonio).
Anche nella cultura giuridica, del resto, si sta affermando il principio morale e culturale che è quello della responsabilità (al posto della patria potestà), vero e unico fondamento della genitorialità.
Ma c’è un’altra ragione, di natura antropologica prima ancora che morale che sconsiglia fortemente di equiparare le coppie etero a quello omo. La scelta di sposarsi è una scelta libera, qualora non sia impedito da fatti precisi e concreti, ai quali la legge deve porre rimedio con provvedimenti che però non hanno a che fare con le unioni civili (ad esempio: se la sentenza di un divorzio ritarda, acceleriamo quella).
Nella libera scelta di sposarsi, liberamente si scelgono dei diritti e dei doveri: ad esempio la cura dell’altro, degli anziani e dei bambini, (questo è il senso della reversibilità della pensione).
Si devono quindi penalizzare le libere convivenze? No di certo, ma neppure equipararle al matrimonio che implica un investimento soggettivo e oggettivo che va riconosciuto, in nome di quella stessa idea di responsabilità che invochiamo per chiedere maggiori diritti. Insomma se pretendiamo più libertà, dobbiamo esigere, insieme, una maggiore responsabilità. Diversamente le unioni tra omosessuali non hanno il benché minimo riconoscimento, fatto questo sì grave e incivile. E dunque vanno tutelate di più.
Anche se non fino ad arrivare alle adozioni dei figli. Se non di quelli nati prima delle unioni civili da uno o dall’altro partner. Non solo la politica si arenò, tra pacs e dico, ma la stessa opinione pubblica, si divise in quello che definimmo bipolarismo etico. Due schieramenti, l’un contro l’altro armati che, brandendo principi come clave, sostituirono il vecchio, rassicurante e tutto novecentesco concetto di laicità.
Due mondi contrapposti: una sinistra che, orfana della sua tradizione, costruiva la sua identità non più sui principi di giustizia sociale ma sull’indiscriminata richiesta di “diritti civili”. E i cattolici che, orfani di un partito in grado di rappresentarne i valori, si affidavano alla guida intransigente e tutta politica dell’allora capo dei vescovi italiani Camillo Ruini.
Due mondi orfani divisi tra relativismo e valori non negoziabili: non torniamo a quella brutta stagione. Non ripartiamo sempre da zero: conoscere la storia aiuta il nuovo.

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