Senatrice Fattorini, che effetto le ha fatto, sabato scorso, vedere le piazze d`Italia che reclamavano la legge sulle unioni civili?
«Bello. Mi sembravano piazze molte allegre. Molti miei amici stavano lì».
Però molti ce l`avevano con i senatori del Pd che dicono no alla stepchild adoption. E lei è una di questi.
«Sinceramente non l`ho avvertita come una manifestazione contro di me. Di sicuro io non sono contro di loro».
Non mi dica che non le sono arrivate le proteste deí gay…
«Se è per questo mi sono arrivati anche gli insulti, per sms o sulla mail. Ma li hanno ricevuti anche i colleghi che difendono la step adoption, naturalmente dalla parte avversa. All`inizio mi veniva da sorridere, pensando alla mia storia personale».
La storia di una donna cattolica…
«… che nel 1972, due anni prima del referendum sul divorzio, organizzò a Firenze con padre Balducci un convegno su “Aborto e donne cattoliche” invocando la libertà di scelta e la depenalizzazione. Fui messa all`indice dalla diocesi, per questo. E quando facevo parte del comitato per la bioetica, a Palazzo Chigi, io ero quella che cercava la mediazione, sempre pontiera “in partibus infidelium”: mai stata con gli integralisti».
Come storica, lei ha scritto dieci libri. Nove sono sulla devozione, i santi, i miracoli e la Madonna.
«Forse perché ho studiato la storia della Chiesa. Ma sono una storica, non un`incensatrice».
Uno dei suoi libri, quello sui rapporti tra Pio XI, Hitler e Mussolini, si dice che abbia bloccato la
beatificazione di papa Pacelli.
«Sono abituata a dire la verità, anche quando è scomoda: me l`ha insegnato mio padre».
È vero che era un partigiano comunista?
«Partigiano sì, comunista no. Era di sinistra, certo. Ma anti-stalinista. Quando sposò mia madre, cattolicissima, ci furono grandi conflitti perché i suoi compagni non la presero bene. Ma lui se ne infischiò. Era un medico umanista, che curava gratis i bambini poveri: quando smise di lavorare andò a fare il medico in Africa. Noi vivevamo in una casona sul mare, affollatissima: papà e mamma, i quattro nonni, noi quattro figli e tre zie
nubili. Era bellissimo».
Dove?
«Milano Marittima, in Romagna. L`aveva fondata mio nonno materno. Mia mamma è stata la prima bambina a nascere lì».
Ha mai avuto amici gay?
«Ma certo,ne ho avuti tanti! Negli anni in cui studiavo a Berlino, che è sempre stata una città molto liberale, frequentavo molte lesbiche e molti gay. Con uno di loro nacque una grande amicizia: quando si ammalò di Aids volle venire da me, a Roma. Gli sono stata vicina fino alla fine. E` un mondo che conosco bene, e so perfettamente che la stabilizzazione dei rapporti affettivi è una grande conquista. Per loro ma anche per la società».
Pensa di andare al Family Day?
«Non ci penso neanche. Quando ci fu il Family Day del cardinale Ruini, io mi schierai contro. Io sono contraria a un uso politico della religione. E ho un rapporto molto laico con l`agire politico. E mi preoccupa molto che oggi si ritorni a questa polarizzazione laici-cattolici».
Oggi lei è contro la stepchild adoption.
«Il problema è la procreazione. Tra generare e allevare c`è una differenza fondamentale. Guardi, io sono una storica. Una contemporaneista. So benissimo che lo spirito del tempo è questo. Ma penso che bisogna dire quello che si pensa, e cioè che non si debba necessariamente fare tutto ciò che la scienza consente. Io sento la responsabilità di testimoniare questo. Non è so lo politica. La mia è una preoccupazione antropologica e prepolitica».
Se però l`articolo sull`adozione passasse così com`è, lei voterebbe lo stesso la legge?
«Ma certo! Niente e nessuno mi convincerà mai a votare contro una legge che dà dei diritti».