La scelta del tema è la cosa inedita e davvero coraggiosa
L’onnipotenza di Adamo, la sua assoluta superiorità è come l`enorme libertà dell`uomo di oggi: entrambi si scontrano con la solitudine e con il bisogno della relazione d`amore, nella loro concretezza. Questo il cuore, la premessa al Sinodo sulla famiglia annunciata da papa Bergoglio all`Angelus di domenica. La scelta del tema è la cosa inedita e davvero coraggiosa.
Una scelta coraggiosa, prima ancora delle decisioni finali del Sinodo e degli schieramenti tra conservatori e riformatori che le sosterranno. Difficile infatti trovare un argomento, più scomodo, urticante e divisivo della famiglia. Per lui, poi, che cerca sempre soluzioni unitarie. Poche istituzioni sono così in crisi e insieme così indistruttibili come la famiglia, poche così demodè e però ambite come traguardo per gli ultimi diritti conculcati. Poche il luogo della più accattivante idealizzazione dell`amore totale e, insieme, delle ipocrisie egoistiche quando non delle peggiori violenze private. Il coraggio di impegnare tutte le chiese del mondo, e per così tanto tempo, attraverso consultazioni capillari e diatribe teologiche estreme, alla luce e sotto i riflettori, non significa un cedimento al mondo, come i conservatori più ingenui credono. Del resto questo è un papa profondamente antimondano e antimoderno, del tutto post-ideologico, per il quale si attaglia perfettamente la definizione secondo cui tradizione non è adorare le ceneri ma tenere attizzato il fuoco. Grazia e non disciplina, misericordia e non condanna, ascolto e non giudizio. Non non si tratta dunque delle nostre logiche conciliari tra chi era più o meno dialogante e aperto al mondo, un mondo concepito sostanzialmente come buono, contro i conservatori che lo condannavano in quanto sostanzialmente cattivo e peccaminoso. Per Bergoglio, non è questo il punto ma è che la chiesa deve partire dalla realtà. Questo è il cuore della questione. Non condannare o benedire, non giudicare o assolvere ma partire da come stanno davvero le cose, guardando in faccia i problemi. In questo si scorge il suo approccio psicoanalitico prima ancora che teologico. Consiglio di leggere il discorso che ha rivolto all`episcopato americano nel suo ultimo viaggio. Ciò che ha detto a quei vescovi conservatori e ostili, a Obama, è un manifesto straordinario di realismo. A partire dai mali ínterní alla chiesa che in quel caso raggiungono gli orrori della pedofilia. La sua franchezza spazza via il sentimentalismo moralistico e sdolcinato con cui il cattolicesimo conservatore avvolge l`esaltazione della famiglia rendendola così poco attraente. Il suo realismo accarezza temi difficili, come la fatica delle relazione affettive stabili, l`individualismo imperante e, per la prima volta, mette sul tappeto senza tanti giri di parole il tema dell`omosessualità. Senza sconti o furberie gesuitiche. Per tutto ciò è risultata così penosa, poco convincente e di fatto del tutto controproducente l`uscita del prelato polacco Charamsa, così scopertamente strumentale, ingenuamente farcita di tutti i cliché del lobbismo gay meno credibile, invisi, per primo, a moltissime comunità gay che hanno preso le distanze.

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