Valeria Fedeli, vicepresidente del Senato: la lite sull`utero in affitto può travolgere il lavoro su unioni civili e diritti per i più piccoli
Alcuni giorni fa le donne del movimento «Se non ora quando-Libere» lanciano un appello firmato da diversi personaggi della cultura, della politica e dello spettacolo. Il senso: «Rifiutiamo di considerare la ‘maternità surrogata’ un atto di libertà o di amore (…). Facciamo appello alle istituzioni europee affinché la pratica della maternità surrogata venga dichiarata illegale in Europa e sia messa al bando a livello globale». Si accende un dibattito che cresce di giorno in giorno, che investe altri temi e arriva a coinvolgere nella discussione il ddl sulle unioni civili. Finché i comitati territoriali dello stesso movimento «Se non ora quando» (una trentina) prendono le distanze e rispondono – attraverso «La 27esíma Ora», blog del «Corriere della Sera» – con un diverso appello che finora ha raccolto quasi 700 firme: professori, scrittori, magistrati, parlamentari… I passaggi più significativi: «In vista della discussione in aula parlamentare del ddl Cirinnà sulle unioni civili, si tenta di scombinare le carte in tavola, arrivando addirittura a proporre di modificare un testo frutto di una lunga mediazione tra i parlamentari e gli uffici legislativi (…) e si utilizza il dibattito sulla maternità surrogata come una dava per abbattere la ‘stepchild adoption’ (…). II rischio è che il ddl Cirinnà elimini dal suo testo questa possibilità, che dovrebbe essere rinviata a uno specifico disegno di legge».
Valeria Fedeli, vicepresidente del Senato, rompe il silenzio delle Istituzioni e per la prima volta interviene sull`argomento della «maternità surrogata».
Il tema della gestazione per altri si è esteso, è diventato terreno di scontro su più fronti fra chi è a favore e chi no. Fra le femministe, fra le forze politiche… «Ecco. È già troppo così ed è il momento di dire basta. L`argomento è molto delicato, non è il caso di alzare muri che impediscono ogni possibilità di dialogo. La polemica va superata e credo che non faccia bene a nessuno tenerla in piedi, fermo restando il principio che è legittimo pensarla in modi diversi. La questione è politica, prima di tutto».
In che senso?
«Nel senso che penso che sia stato commesso un errore politico nel lanciare la discussione così come è stata lanciata con il primo appello. Un muro, appunto. E poi proprio adesso che la legge sulle unioni civili sta per arrivare in aula, dopo mesi di confronto per costruire la posizione più con- divisa possibile… C`è il rischio di confondere tutto e allora è bene fare un po` di chiarezza. Cominciamo col dire che la maternità surrogata non è materia che si dibatterà in aula con il ddl Cirinnà».
Quindi lei firmerebbe il secondo appello?
«Certo che sì, perché sostiene l`approvazione del ddl che ho firmato. Io sto con chi vuole che questa legge venga approvata. Sono anni che nel nostro Paese si discute dei diritti delle coppie omosessuali. La prima proposta risale a più di 25 anni fa e da allora le molte iniziative parlamentari sono tutte fallite. Il ddl Cirinnà è il rimedio a questo vuoto legislativo. Perché riconosce che le unioni civili sono altro dal matrimonio e nel contempo garantisce a chi vi ricorre diritti e responsabilità finora sconosciute, garantendo tutele, fino a oggi assenti, anche ai bambini già nati figli di omosessuali, e chiamando i genitori alle loro responsabilità».
Stiamo parlando di «stepchild adoption», cioè la possibilità di adottare il figlio del partner senza preclusioni, quindi anche se si tratta di coppie omosessuali. «Esattamente. I bambini hanno bisogno di diritti e tutele sia che siano figli di coppie eterosessuali, sia che abbiano genitori omosessuali. Io mi adopererò perché il principio della stepchild adoption resti così com`è nel ddl Cirinnà, senza modifiche. È un elemento che qualifica il disegno di legge, non che lo indebolisce. E una misura che stabilisce responsabilità e doveri per il genitore non biologico per il ruolo fondamentale che già esercita, e concede diritti a diverse migliaia di bambini figli di omosessuali in Italia».
Sta dicendo che legiferare in questo caso è più una necessità che un`opportunità?
«E certamente necessario, sì. Sono convinta che nel regolare la vita dei cittadini lo Stato debba essere guidato dalla laicità e dalla volontà di costruire una società più giusta, migliore, inclusiva. Non dalle convinzioni personali del legislatore, intese perlopiù come un limite e un freno, invece che come risorse e continui richiami ad un`attenzione maggiore, più profonda e empatica ai bisogni, alle diversità e alle esigenze del prossimo».
Ma il fronte di chi si oppone sarà ampio e agguerrito…
«Chi oggi si oppone al ddl Cirinnà confonde, nella polemica politica, i diritti dei bambini che già ci sono con una questione seria e complessa come quella del cosiddetto ‘utero in affitto’, che peraltro in Italia è già vietato e su cui manca, e occorre, una regolazione internazionale. Per questo, come dicevo prima, sarebbe il caso di chiudere qui la polemica su quel tema. Se è stata fatta in buona fede è stata soltanto un passaggio errato, sennò è una strumentalizzazione da contrastare. Io dico che è in gioco una partita importantissima, che è bene fare un passo alla volta».
Dunque il primo passo è il ddl Cirinnà. E dopo?
«Poi passiamo a discutere di ‘maternità surrogata’ e ‘gestazione per altre’, anche per poterlo fare con maggiore profondità di confronto e senza strumentalizzazioni».
Valeria Fedeli, vicepresidente del Senato, rompe il silenzio delle Istituzioni e per la prima volta interviene sull`argomento della «maternità surrogata».
Il tema della gestazione per altri si è esteso, è diventato terreno di scontro su più fronti fra chi è a favore e chi no. Fra le femministe, fra le forze politiche… «Ecco. È già troppo così ed è il momento di dire basta. L`argomento è molto delicato, non è il caso di alzare muri che impediscono ogni possibilità di dialogo. La polemica va superata e credo che non faccia bene a nessuno tenerla in piedi, fermo restando il principio che è legittimo pensarla in modi diversi. La questione è politica, prima di tutto».
In che senso?
«Nel senso che penso che sia stato commesso un errore politico nel lanciare la discussione così come è stata lanciata con il primo appello. Un muro, appunto. E poi proprio adesso che la legge sulle unioni civili sta per arrivare in aula, dopo mesi di confronto per costruire la posizione più con- divisa possibile… C`è il rischio di confondere tutto e allora è bene fare un po` di chiarezza. Cominciamo col dire che la maternità surrogata non è materia che si dibatterà in aula con il ddl Cirinnà».
Quindi lei firmerebbe il secondo appello?
«Certo che sì, perché sostiene l`approvazione del ddl che ho firmato. Io sto con chi vuole che questa legge venga approvata. Sono anni che nel nostro Paese si discute dei diritti delle coppie omosessuali. La prima proposta risale a più di 25 anni fa e da allora le molte iniziative parlamentari sono tutte fallite. Il ddl Cirinnà è il rimedio a questo vuoto legislativo. Perché riconosce che le unioni civili sono altro dal matrimonio e nel contempo garantisce a chi vi ricorre diritti e responsabilità finora sconosciute, garantendo tutele, fino a oggi assenti, anche ai bambini già nati figli di omosessuali, e chiamando i genitori alle loro responsabilità».
Stiamo parlando di «stepchild adoption», cioè la possibilità di adottare il figlio del partner senza preclusioni, quindi anche se si tratta di coppie omosessuali. «Esattamente. I bambini hanno bisogno di diritti e tutele sia che siano figli di coppie eterosessuali, sia che abbiano genitori omosessuali. Io mi adopererò perché il principio della stepchild adoption resti così com`è nel ddl Cirinnà, senza modifiche. È un elemento che qualifica il disegno di legge, non che lo indebolisce. E una misura che stabilisce responsabilità e doveri per il genitore non biologico per il ruolo fondamentale che già esercita, e concede diritti a diverse migliaia di bambini figli di omosessuali in Italia».
Sta dicendo che legiferare in questo caso è più una necessità che un`opportunità?
«E certamente necessario, sì. Sono convinta che nel regolare la vita dei cittadini lo Stato debba essere guidato dalla laicità e dalla volontà di costruire una società più giusta, migliore, inclusiva. Non dalle convinzioni personali del legislatore, intese perlopiù come un limite e un freno, invece che come risorse e continui richiami ad un`attenzione maggiore, più profonda e empatica ai bisogni, alle diversità e alle esigenze del prossimo».
Ma il fronte di chi si oppone sarà ampio e agguerrito…
«Chi oggi si oppone al ddl Cirinnà confonde, nella polemica politica, i diritti dei bambini che già ci sono con una questione seria e complessa come quella del cosiddetto ‘utero in affitto’, che peraltro in Italia è già vietato e su cui manca, e occorre, una regolazione internazionale. Per questo, come dicevo prima, sarebbe il caso di chiudere qui la polemica su quel tema. Se è stata fatta in buona fede è stata soltanto un passaggio errato, sennò è una strumentalizzazione da contrastare. Io dico che è in gioco una partita importantissima, che è bene fare un passo alla volta».
Dunque il primo passo è il ddl Cirinnà. E dopo?
«Poi passiamo a discutere di ‘maternità surrogata’ e ‘gestazione per altre’, anche per poterlo fare con maggiore profondità di confronto e senza strumentalizzazioni».