“La situazione dei contagi torna ad essere preoccupante, c’è più attenzione da mettere in ogni comportamento quotidiano e ci saranno ancora sacrifici da fare. Ma non possiamo fermare la scuola, non possiamo interrompere i servizi educativi che sono un diritto di bambini, ragazzi, studentesse e studenti”. Lo dice la senatrice Pd Valeria Fedeli.
“Se a marzo, nel pieno della crisi – prosegue Fedeli –  chiudere la scuola immediatamente è stata una necessità giustificata dall’emergenza, oggi non è lo stesso. Sono trascorsi sette mesi, un anno scolastico è stato completato a distanza, uno nuovo è iniziato, e con fatica la didattica ha ripreso ritmo e le comunità scolastiche si stanno ritrovando. Non possiamo permettere che ci si fermi di nuovo, la scuola non può più essere la prima cosa che si chiude e penso che in Campania si sia commesso un grave errore. Certo, emerge da questi mesi una debolezza della capacità di programmare: pesa non aver attivato tutte le risorse disponibili, penso al Mes per la sanità, come non aver condiviso con i diversi protagonisti tutti i possibili scenari non solo di breve ma di medio termine, per garantire in ogni caso le migliori condizioni di prevenzione, anticipando più possibile i nodi di intensificazione del rischio. Ma in fondo non è una questione solo di programmazione, ma di priorità. In questo senso, dopo la chiusura del 5 marzo, c’è voluto troppo tempo perché da parte di tutto il governo e del CTS si indicasse la scuola come priorità, quando eravamo ormai molto vicini all’inizio dell’anno scolastico”.
Si era detto di trovare soluzioni alternative per le elezioni, per non interrompere la didattica appena ripresa. E non è stato fatto.
Si è da subito considerato che la scuola fosse uno dei luoghi dove era più importante avere una verifica veloce dei potenziali casi a rischio, e si sarebbero potute dedicare risorse per mettere un medico a disposizione di ogni scuola. E non è stato fatto.
Si sapeva che l’inizio della scuola avrebbe creato condizioni di sovraffollamento dei traporti pubblici e le soluzioni individuate risultano non efficaci. Ma perché piuttosto che chiedere alle scuole di scaglionare maggiormente gli orari di entrata non si dedica una fascia oraria al trasporto solo degli studenti?
È appunto una questione di priorità. E quanto più la pandemia ci condiziona tanto più dobbiamo saper guardare lontano, capire che ogni possibilità di futuro passa per la scuola e l’investimento su tutto il sistema formativo, e che la scuola è l’ultima cosa che dobbiamo pensare di poter chiudere.
Si parla tanto, e giustamente, di garantire la continuità delle attività economiche e produttive, talvolta anche forzatamente rispetto a un mercato che non riprende, ma queste non possono essere contrapposte alla scuola (e torno all’esempio dei trasporti pubblici). Come società tutta, come istituzioni, come imprese, come comuni


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