‘Avere identificato la maternità con una forma di assenteismo è una discriminazione gravissima che purtroppo continua a colpire molte donne lavoratrici, donne che, come la protagonista di questa interrogazione, subiscono demansionamenti e richieste di trasferimenti: è assurdo che in Italia ci siano ancora imprese incapaci di concepire la maternità come un valore e una risorsa e non come un problema’.
È quanto dichiara la Vicepresidente del Senato Valeria Fedeli a proposito dell’interrogazione a risposta scritta, con primo firmatario il Sen. Giovanni Barozzino (Sel), rivolta al Presidente del Consiglio dei ministri, al Dipartimento per le Pari Opportunità e al Ministro del lavoro, sulla vicenda di un’impiegata tecnologa della Fenice Spa di Melfi, che dopo aver richiesto e ottenuto, a seguito della propria maternità, di poter trasformare il rapporto di lavoro da tempo pieno a tempo parziale, ha subìto prima un demansionamento e poi l’ordine di trasferimento ad oltre mille chilometri di distanza.
‘Nell’interrogazione – continua Valeria Fedeli – è chiaramente riportata una vicenda in cui la lavoratrice si è vista giustificare il demansionamento con il suo presunto assenteismo legato alla maternità, si tratta di una negazione di diritti, previsti dalle leggi e dai contratti, molto grave, che conferma quanto sia ancora presente, in parte delle imprese, una cultura discriminatoria nei confronti delle donne’.
‘Questa azienda ha ignorato – conclude Valeria Fedeli – quanto sia importante rispettare le regole e innovare i propri modelli di gestione delle risorse umane valorizzando le differenze tra donne e uomini: chi, nelle imprese, non valorizza l’inclusione delle donne, danneggia il clima aziendale e quindi anche la produttività e la qualità del lavoro in tutti i loro aspetti, e ovviamente questo è un danno per l’intera collettività, un danno etico, sociale ed economico’.
È quanto dichiara la Vicepresidente del Senato Valeria Fedeli a proposito dell’interrogazione a risposta scritta, con primo firmatario il Sen. Giovanni Barozzino (Sel), rivolta al Presidente del Consiglio dei ministri, al Dipartimento per le Pari Opportunità e al Ministro del lavoro, sulla vicenda di un’impiegata tecnologa della Fenice Spa di Melfi, che dopo aver richiesto e ottenuto, a seguito della propria maternità, di poter trasformare il rapporto di lavoro da tempo pieno a tempo parziale, ha subìto prima un demansionamento e poi l’ordine di trasferimento ad oltre mille chilometri di distanza.
‘Nell’interrogazione – continua Valeria Fedeli – è chiaramente riportata una vicenda in cui la lavoratrice si è vista giustificare il demansionamento con il suo presunto assenteismo legato alla maternità, si tratta di una negazione di diritti, previsti dalle leggi e dai contratti, molto grave, che conferma quanto sia ancora presente, in parte delle imprese, una cultura discriminatoria nei confronti delle donne’.
‘Questa azienda ha ignorato – conclude Valeria Fedeli – quanto sia importante rispettare le regole e innovare i propri modelli di gestione delle risorse umane valorizzando le differenze tra donne e uomini: chi, nelle imprese, non valorizza l’inclusione delle donne, danneggia il clima aziendale e quindi anche la produttività e la qualità del lavoro in tutti i loro aspetti, e ovviamente questo è un danno per l’intera collettività, un danno etico, sociale ed economico’.