«No a iniziative spot, sì alla regolamentazione della prostituzione ma con una discussione seria sul fenomeno». Così la vicepresidente del Senato, Valeria Fedeli, sull’idea del Comune di Roma di creare delle zone a luci rosse nel quartiere dell’Eur.
Creare una zona a luci rosse?
 «In una città come Roma mi piacerebbe che il fenomeno venisse affrontato nella sua complessità. Non è moralismo, ma i dati ufficiali ci dicono che l’80% delle donne è vittima di tratta: questo ci basta per capire che l’argomento è serio».
La zona a luci rosse è riduttiva?
«Non servono iniziative spot solo per placare gli animi dei cittadini».
La zona tollerata non rischia di essere uno strumento che favorisce la prostituzione?
«Non ho una preclusione sulle zone, ma non è sufficiente trovare solo un’area dove mandare le prostitute perché vorrebbe dire solamente spostareil problema, quindi creare dei ghetti».
Un’idea che in Italia ha soltanto un precedente, a Mestre. Diversi Comuni hanno più volte tentato la strada dello ‘zoning’, ma l’impresa è sempre stata seppellita da una valanga di polemiche.
«Questo ci dimostra che il tema è importante. Non si risolve il problema con una zona riservata. Da qui le polemiche e il blocco di ogni iniziativa perché manca un dibattito approfondito».
Trentaquattro anni nella Cgil. E proprio il sindacato si è espresso a sostegno della ‘red zone’ all’Eur. Come mai questa presa di posizione così netta?
«Credo sia legata all’esigenza di trovare una regolamentazione,ma spero che anche loro non si fermino solo a questo».
L’iniziativa ha diviso il Pd romano.
«Non servono blitz. Marino prima di annunciare la creazione di una zona tollerata in città dovrebbe discuterne con il suo consiglio».
Lei pensa di sostenere il disegno di legge della senatrice dem Spilabotte che regolamenta la prostituzione riconoscendone diritti e doveri?
«Sì, con questo ddl la prostituzione non è un lavoro come un altro, ma non giriamo neanche la testa dall’altra parte sul fenomeno. È un intervento soft».


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