“E’ necessario favorire una transizione che accompagni la politica, la società ad allargare il concetto di conciliazione anche agli uomini e ad assumere come obiettivo principale quello della condivisione tra donne e uomini delle opportunità professionali e delle responsabilità di cura e familiari e che si concretizzi in misure e strumenti come, per esempio, il congedo di paternità obbligatorio di durata parti a quella del congedo di maternità obbligatorio” lo scrive la senatrice Pd Valeria Fedeli in un articolo pubblicato su La 27esima Ora alla vigilia del 1 Maggio. “Si tratta di un cambiamento di prospettiva non ancora compiuto. Lo dimostra il fatto che nelle 337 pagine del Piano di Nazionale di Ripresa e Resilienza la parola “condivisione” ricorre sì 8 volte ma mai per indicare il concetto di corresponsabilità tra donne e uomini. Anche la parola “conciliazione” appare 8 volte e quasi sempre in relazione alle donne, in particolare alle lavoratrici madri. Pur venendo citati gli uomini come soggetti coinvolti, insieme alle donne, nei progetti per la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, la condivisione non risulta essere, come invece dovrebbe, l’asse trasversale a tutte le politiche per le famiglie, comprese quelle previste dal Family Act che punta ancora soprattutto sui bonus. Mentre solo superando l’idea che il compito di far quadrare impegni professionali (retribuiti) e impegni extraprofessionali (non retribuiti) spetti prioritariamente alle donne sarà possibile liberare il tempo delle donne, sia quello libero che quello per realizzarsi professionalmente, per rendersi autonome e quindi libere di scegliere di avere anche più di un figlio senza dover rinunciare, in modo involontario, al lavoro. Condividere non solo è indispensabile, a donne e uomini, per conciliare i tempi familiari con quelli lavorativi, ma serve a superare quei pregiudizi e stereotipi sulla base dei quali storicamente sono stati assegnati ruoli e funzioni a donne e uomini coerenti con le aspettative sociali fondate a propria volta su quegli stessi stereotipi (…) Va dunque radicalmente superata la concezione per cui le misure di conciliazione debbano essere rivolte e dedicate solo alle donne e assunta la condivisione delle responsabilità tra donne e uomini come leva per il superamento delle disuguaglianze di genere, la crescita dell’occupazione femminile e per l’innovazione e coesione sociale, culturale, economica dell’Italia di oggi e di domani”.
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