Ho voluto promuovere insieme all`Uisp, Unione Italiana Sport per Tutti, il convegno “O capitana, mia capitana!”, che si è svolto ieri in Senato, per fare un passo in avanti nel dibattito sulla parità di genere nello sport.Un dibattito che parte da una consapevolezza:in Italia il campo delle attività sportive è ancora segnato da profonde differenze di genere in termini sia di accesso alla pratica sportiva, sia con riferimento alla maggiore rilevanza economica, sociale e mediatici dello sport praticato dagli uomini, sia per quanto concerne il campo della tutela dei diritti e della rappresentanza femminile negli organi istituzionali nazionali e internazionali che amministrano lo sport, come su aspetti che riguardano il tifo, i premi, la visibilità dello sport femminile. L`aggiornamento della Carta Europea dei Diritti delle Donne nello sport, che recupera e rinnova un lavoro inaugurato nel 1985, tratta tutti questi aspetti, e rappresenta per tutti noi una traccia di lavoro importante perché ha dentro una prospettiva dettagliata su come camminare spediti sulla via dell`uguaglianza nello sport. I diritti delle atlete sono uno dei punti fondamentali da affrontare, e per questo sono oggetto di un`iniziativa Parlamentare che stiamo portando avanti con alcuni colleghi, tra cui la Senatrice Josefa Idem (nella foto in alto) e il Senatore Raffaele Ranucci; abbiamo presentato un disegno di legge per modificare la normativa attuale e promuovere l`equilibrio di genere nei rapporti tra società e sportivi professionisti. La legge del 23 marzo 1981, n. 91, che disciplina ancora i rapporti tra società e sportivi professionisti, fa sì che nessuna disciplina sportiva femminile sia qualificata come professionistica, con pesanti ricadute in termini di assenza di tutele sanitarie, assicurative, previdenziali, nonché di trattamenti salariali adeguati all`effettiva attività svolta. Si tratta di una vera e propria discriminazione, un`incongruenza non solo di forma, ma di grande sostanza e di diritto. Ecco perché con questo disegno di legge intendiamo introdurre espressamente il divieto di discriminazione, da parte delle Federazioni ,sportive nazionali, nell`ambito della qualificazione del professionismo sportivo; è importante intervenire proprio sul mancato riconoscimento alle atlete, che dipende dal fatto che è dato mandato alle federazioni di decidere. Si tratta di una norma di civiltà, un`iniziativa indispensabile per introdurre un cambiamento nel nostro Paese ed aggiornare le norme sportive coerentemente con i principi costituzionali, nonché con il più avanzato diritto europeo e internazionale, in materia di: pari opportunità tra donne e uomini, un rinnovamento che la politica ha il dovere di perseguire anche per avviare un ampio percorso di valorizzazione culturale, sociale ed economica di tutto lo sport femminile in Italia. L`Unione europea è più volte intervenuta per denunciare la disparità di genere nell`accesso e nello svolgimento dell`attività sportiva. Lo ha fattb, ad esempio, adottando la Risoltizione Donne e Sport nel 2003, nella quale lo sport femminile è definito come espressione del diritto alla parità e alla libertà di tutte le donne di disporre del proprio corpo e di occupare lo spazio pubblico, e in cui si chiede espressamente “alle federazioni nazionali e alle relative autorità di tutela di assicurare alle donne e agli uomini parità di accesso allo statuto di atleta di alto livello, garantendo gli stessi diritti in termini di reddito, di condizioni di supporto e di allenamento, di assistenza medica, di accesso alle competizioni, di protezione sociale e`di formazione professionale nonché di reinserimento sociale attivo al termine delle loro carriere sportive”. Anche la commissione, nel 2007, con il Libro Bianco sullo Sport, è intervenuta impegnandosi a incoraggiare l`integrazione delle questioni di genere in tutte le sue attività relative allo sport. La parità di genere nello sport è dunque un tema che vale sia per lo sport professionistico che per quello dilettantistico, ha a che fare con discriminazioni, stereotipi, pregiudizi, con l`organizzazione degli impianti e delle federazioni, con la conciliazione tra il lavoro e la famiglia. Lo sport è un ambito sociale e professionistico di primaria importanza nel nostro Paese, e per un Parlamento e un Governo che molto stanno facendo in termini di pari opportunità, deve essere un terreno importante su cui intervenire, consapevoli che ci siano, all`interno di questo mondo, organizzazioni sensibili e in grado di dare un contributo importante. Questa missione deve vederci tutti impegnati, perché lo sport diventi finalmente un hobby, un lavoro, una pratica salutare e benefica per tutti e per tutte.


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