Caro Direttore,
ho letto con estremo interesse quanto affermato, nella vostra prima pagina dell`altro giorno, dalla Presidente del Comitato per la tutela del Made in Italy Lisa Ferrarini, e da cittadina italiana, prima ancora che in qualità di prima firmataria di un disegno di legge per l`istituzione del marchio ‘Italian Quality’, non posso che condividerne le preoccupazioni espresse, rilanciando volentieri il dibattito su alcune proposte.
Non sarà infatti sufficiente una norma che faciliti i produttori italiani nell`acquisire un marchio di qualità, se nel contempo non si otterranno concreti risultati sul marchio obbligatorio di origine per tutti i prodotti che entrano in Europa. La libertà di scelta dei consumatori preguppone la conoscenza dell`origine e della composizione. Questa scelta fondamentale riguarda le condizioni di reciprocità nel commercio internazionale. Il Governo italiano si è battuto da sempre a favore dell`apposizione sui prodotti, da parte dei fabbricanti e degli importatori, di un`indicazione del Paese d`origine. L`articolo 7 della proposta di Regolamento sulla sicurezza dei prodotti, prevede questo obbligo relativamente ai prodotti non alimentari e riveste pertanto per l`Italia un elemento strategico. Siamo in prima linea, assieme a 9 Stati membri (Bulgaria, Cipro, Croazia, Francia, Malta, Portogallo, Romania, Slovenia, Spagna) nel sostenere la proposta della Commissione.
Il voto dell`Assemblea plenaria del Parlamento europeo, in favore dell`indicazione obbligatoria sull`origine dei prodotti non alimentari, è un passo estremamente positivo, adesso l`ultimo scoglio da affrontare sarà per i nostri rappresentanti in seno al Consiglio dei Ministri dell`Ue. Anche il Senato, alle prese con una storica riforma costituzionale che fa parte di un più ampio quadro di snellimento dei processi decisionali, non mancherà di contribuire al pieno sostegno di questo principio: non si può importare in Europa qualsiasi merce senza alcun obbligo di rintracciabilità delle origini. Lo sta facendo con tutti gli strumenti a disposizione.
Mai come ora, con le opportunità e gli impegni imposti dalla presidenza italiana della Ue, i veti ideologici presentati da alcuni governi possono essere affrontati e ridotti a posizione di minoranza. Il Governo Renzi dovrà smussare le opposizioni di quei paesi meno dediti alla produzione e alla manifattura e più orientati al commercio. Riuscire ad ottenere, risultati su questa problematica sarà fondamentale per tutelare e rilanciare il Made in Italy. Tutti sappiamo che la stessa risposta alla crisi economica, e a tutte le difficoltà ad essa correlate, sia da intraprendere proprio a partire dai settori chiave del nostro dna economico, come industria e manifattura, ma solo se sapremo garantire la riconoscibilità dell`origine, della qualità, dei marchi e il contrasto alle contraffazioni. A differenza dei competitor globali, noi abbiamo ancora molto da lavorare per valorizzare il nostro brand-paese e tutti quei marchi di eccellenza, le nostre filiere produttive, le nostre multinazionali tascabili, che sui mercati ogni giorno lavorano con fatica, passione e successo. L`unico modo per tornare a crescere, anche nella competizione globale, è scegliere questa dimensione di politica commerciale come parte integrante di una moderna politica industriale.
 Per questo serve anche la dimensione europea come nostra dimensione naturale, e quindi con politiche per competere puntando su crescita, buona occupazione, sviluppo sostenibile, rispetto e reciprocità delle regole, e dei diritti; solo così potranno essere superate le assurde divergenze interne ai paesi europei. Ci sono cambiamenti in corso che occorre assolutamente saper governare, perché di energie per lo sviluppo e la crescita in Italia ce ne sono molte, e meritano di essere coinvolte in un più ampio modello di credibilità di tutto il sistema europeo. Per questo occorre che le nostre ri- forme muovano il sistema in questa direzione: prendiamoci cura di quel nostro enorme patrimonio che l`immaginario mondiale ha già da tempo dimostrato di apprezzare e riconoscere con il nome di Made in Italy. Sono certa che insieme potremo tornare ad ispirare una visione di futuro per i nostri talenti, le nostre eccellenze, il nostro biglietto da visita nel mondo.

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