‘La percezione del fenomeno del cyberbullismo è via via cresciuta nel tempo, a fronte dei tanti episodi, talvolta tragici, che hanno riempito palinsesti televisivi e pagine di giornali. Come pure è cresciuta, tra i tanti soggetti coinvolti, la consapevolezza della necessità di norme a tutela della dignità e dei diritti dei minori in rete.

Forse la definizione “nativi digitali” non è più sufficiente a descrivere il rapporto tra il web e le ultime generazioni. Già i preadolescenti hanno il mondo nella tasca dei jeans e sono sempre connessi a una realtà digitale, diventata per molti aspetti sostitutiva o succedanea all’esperienza, alla conoscenza e alle relazioni autentiche. Le indagini sul fenomeno ci raccontano di bambine e bambini online a sette anni, senza un adulto al proprio fianco. I minori attivano i propri profili sui social network per attirare l’attenzione, aumentare la visibilità e sentirsi accettati dalla comunità, che è virtuale nel metodo ma reale nella sostanza. Ma tutto è condizionato da un grande equivoco: dietro al falso mito dell’anonimato si può assumere qualsiasi posizione, si può banalizzare, esasperare e reiterare ogni pensiero, ogni giudizio. E tutto può diventare spettacolo: un’infinita e reiterata conferma per i bulli della loro vittoria e un’impietosa e amplificata vessazione per la reputazione per gli sconfitti. Il cyberbullismo di per sé non è un reato, ma le azioni che lo caratterizzano possono essere penalmente perseguibili. Minacce, diffamazione, molestie, diffusione materiale pedo pornografico, furto d’identità, istigazione al suicidio. Sono solo alcuni dei crimini che possono essere commessi online dai bulli digitali. Ma per ogni ragazzo che offende un suo coetaneo sui social c’è una nostra precisa responsabilità.

Non è facile nemmeno per noi adulti mantenere la rotta, ma è molto più complesso orientarsi per i minori, a cui non abbiamo offerto le mirate occasioni formative. Formazione, prevenzione e misure concrete. Su questo abbiamo puntato nel disegno di legge che votiamo: si introduce la procedura di ammonimento, come avviene per lo stalking, al fine di responsabilizzare i minori ultraquattordicenni che si sono resi responsabili di condotte riconducibili a fattispecie di reato; si conferisce un marchio di qualità alle aziende che adottano configurazioni child friendly per i dispositivi e le piattaforme, e collaborano con i provider in maniera costruttiva anche mediante codici di autoregolamentazione; i minori ultraquattordicenni potranno richiedere direttamente la cancellazione di materiale lesivo e in caso di mancato accoglimento si prevede il ricorso all’intervento dell’Autorità Garante della Privacy.

Abbiamo voluto poi sottolineare il principio di cittadinanza digitale, senza il quale il senso di libertà che ci regala internet sarebbe privo di coscienza e responsabilità. Per questo la legge istituisce un Tavolo interministeriale, che metta in sinergia istituzioni, associazioni, genitori e studenti e aziende del settore new media, forte anche della competenza della Polizia Postale. Vogliamo aiutare i ragazzi a capire che Internet è luogo di umanità, prima ancora che comunità. Un luogo che genera emozioni vere, anche nelle amicizie virtuali.

Se aiuteremo i nostri ragazzi a scegliere, se li accompagniamo su internet con l’attenzione e la cura che spesso non abbiamo, allora le relazioni online sapranno rispondere più largamente alle buone regole di convivenza civile, di inclusione e di solidarietà. Come Pd siamo partiti dalle tante storie tragiche per arrivare a norme importanti che abbiamo condiviso con le altre forze politiche, di maggioranza e di minoranza dimostrando che la politica sa assumersi le proprie responsabilità’. Così la senatrice del Pd Elena Ferrara nella sua dichiarazione di voto sul ddl per il contrasto al cyberbullismo.


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