‘Il decreto emergenze è una prima significativa, seppur parziale, risposta alle situazioni di urgenza presenti oggi nel paese. Ma è evidente la necessità di un cambio della metodologia, che ha manifestato ancora una volta limiti che sarebbe sbagliato ignorare, usata per l’esame di provvedimenti su materie così importanti’.
Così il senatore del Partito Democratico Marco Filippi, capogruppo in Commissione Lavori pubblici a Palazzo Madama in dichiarazione di voto sul decreto emergenze.

‘Il modello per regolare il rapporto non sempre facile tra Parlamento e Governo, sperimentato nella scorsa legislatura con l’esecutivo Monti – ha sottolineato Filippi – ha evidenziato come provvedimenti di urgenza, in cui la centralità parlamentare sì scontra spesso con le prerogative del Governo, senza l’intervento del maxi emendamento non sarebbero stati approvati in tempi rapidi. Nonostante ciò, ancora una volta, pur con tutti i limiti della circostanza, anche per questo decreto è stato dimostrato, che i provvedimenti nati sotto l’impulso della necessità e dell’urgenza possono poi essere migliorati nelle aule parlamentari, laddove si registri volontà di ascolto e di confronto’.

‘Un paese che ha bisogno di emergenze per funzionare, giustificando deroghe e proroghe – ha insistito l’esponente pd – con cui recuperare risorse altrimenti indisponibili, è un paese malato. Per questo, in vista dei prossimi lavori parlamentari, è necessario un comune sussulto di responsabilità per cercare di riformare gli strumenti essenziali per dare funzionalità al Paese. In primis con la riforma del codice degli appalti ormai divenuto, insieme a quello della strada, uno dei tanti codici lunari di questo Paese: illeggibile, incomprensibile e ormai inemendabile’. 

‘Bisogna pretendere che l’eccezionalità – ha concluso Filippi – e la straordinarietà trovino risposta con gli strumenti ordinari della buona amministrazione e con l’operato di chi antepone il bene comune agli interessi di parte e a quelli individuali’.


Ne Parlano