Procedure chiuse e non derogabili e riduzione dei tempi di realizzazione delle opere; misure per la distinzione della fase progettuale da quella esecutiva e di collaudo e divieto di messa a gara di lavori con progetto preliminare; messa a gara del progetto esecutivo; stretta sul ricorso all’appalto integrato. Sono solo alcune delle proposte prioritarie indicate dal Partito Democratico per la riforma del Codice degli appalti e presentate nel corso di un convegno sul tema.
‘Con il nuovo Codice degli appalti dovremo contemperare due esigenze: da un lato promuovere una maggiore cultura della legalità ponendo un argine robusto ai fenomeni di corruzione, dall’altro produrre una semplificazione delle norme e delle procedure – ha detto il capogruppo del Pd in Commissione Infrastrutture al Senato Marco Filippi – per produrre una maggiore efficienza delle performance economiche che un sistema farraginoso come quello attuale non consente, se non con la forzatura delle norme ricorrendo a sistematiche deroghe’.
Il testo del ddl delega è al momento in commissione al Senato con 300 emendamenti sul merito, ha detto il relatore Stefano Esposito, che tra le varie misure su cui si sta lavorando ha indicato: la riduzione delle stazioni appaltanti che, con il modello della ‘regionalizzazione’ potrebbero passare a 21; la scelta economicamente vantaggiosa al posto del massimo ribasso istituendo un Albo dei commissari di gara presso l’Anac; un intervento sui general contractor, con il direttore dei lavori che non sarà più scelto dal contraente e un Albo presso il Ministero; ‘drastica e radicale riduzione dell’appalto integrato’.

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