Da un lato una robusta ‘spending review’
per eliminare gli “sprechi”, dall’altro un’operazione di recupero
crediti per ‘costringere’ i parlamentari morosi a rimettersi in regola
con le quote. Questo il piano messo in campo dal Partito democratico
per dare respiro ai suoi conti, come si legge nell’ultimo bilancio,
relativo all’anno 2022, chiuso con un avanzo di 572mila euro “dopo
aver effettuato ammortamenti, svalutazioni e accantonamenti per un
importo di euro 983.436”.
Nella relazione che accompagna il rendiconto, firmata dal tesoriere
Michele Fina, si legge infatti che l’intenzione del partito è quella
di “avere un controllo capillare sulle spese di qualsiasi natura. In
particolare – spiega l’uomo dei conti dei dem – è stata nominata una
commissione che si occupa della spending review al fine di
individuare, alla luce di uno studio puntuale sui contratti attivi già
effettuato, modalità per eliminare sprechi, razionalizzare la spesa e
trovare soluzioni innovative che consentano contestualmente un
miglioramento dei servizi”. Ciò, prosegue Fina, “al fine non solo di
una mera riduzione della spesa, che prevediamo possa essere
significativa, ma anche per avere un controllo sulla stessa con un
approccio orientato sempre alla sobrietà e all’assoluta serietà”.
Parlando con l’Adnkronos, il tesoriere del partito guidato da Elly
Schlein precisa che i numeri contenuti nel bilancio 2022 “attengono
interamente alla gestione della segreteria di Enrico Letta e alla
tesoreria targata Walter Verini”. E a proposito della spending review
annunciata nel rendiconto, osserva: “Non ci sono sprechi
significativi: ciò che faremo è un intervento sugli abbonamenti e su
quelle attività che sono state superate politicamente”. Sempre
nell’ottica della “massima attenzione” alle spese, nella sua relazione
Fina fa sapere che “si è attivata contestualmente un’azione di
recupero dei crediti verso i parlamentari non in regola con gli
adempimenti previsti dallo statuto” e rileva, inoltre, “che nella XIX
legislatura si è provveduto a stipulare accordi con i neo eletti
parlamentari che consentano versamenti regolari”.
Nella nota integrativa, a pagina 8, viene indicata la
cifra che gli eletti ‘morosi’ devono al Pd: 1 milione 164.736 euro.
Una voce che “fa riferimento ai crediti complessivamente vantati dal
partito sia nei confronti degli eletti dell’attuale legislatura, che
di quelli della precedente”. Nei confronti di questi ultimi il partito
ha attivato “63 ricorsi” a fronte dei quali “sono stati emessi 56
decreti ingiuntivi”.
“Molti di questi casi – puntualizza il tesoriere Fina con l’Adnkronos
– hanno a che fare con cifre di lieve entità. Ai parlamentare
chiediamo i soldi arretrati, laddove non c’è risposta si parte con
azioni di recupero tramite avvocati”. L’ammontare dei crediti verso i
parlamentari nel corso del 2022 è aumentato rispetto all’anno
precedente di 349.412 euro: questo incremento, si legge nelle carte,
“è dipeso principalmente dalla determinazione della quota una tantum
per gli eletti per il sostenimento delle spese della campagna
elettorale e la maggior parte delle relative somme è stata riscossa
nell’esercizio 2023”. I crediti sono stati opportunamente svalutati
“per motivi prudenziali”.
Nel complesso, il Pd ha registrato nel 2022 proventi della gestione
caratteristica per 12 milioni 190.739 euro, dove la fetta più
consistente è rappresentata dai contributi derivanti dal due per mille
(7 milioni 346.785 euro), seguiti da: versamenti dei parlamentari (3
milioni 590.292 euro), quote associative (766.962 euro), contributi
provenienti da persone fisiche (283.562 euro), contributi provenienti
da altri soggetti (125.000 euro), altri proventi (78.138 euro).


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