“Siamo ormai al sessantottesimo decreto legge, anche questo, come quasi tutti gli altri, privo dei fondamentali presupposti di necessità e urgenza previsti dalla Costituzione. Un’occasione sprecata per una vera riflessione sulla casa e sul diritto all’abitare, ma anche l’evidenza di una divisione profondissima tra le forze di maggioranza che ha reso questo provvedimento terreno di trattativa politica e, inevitabilmente, di una riduttiva mediazione al ribasso”. Lo afferma il senatore Michele Fina, membro della Commissione Ambiente e Lavori pubblici. “Manca una strategia e un piano di rilancio del ‘bene casa’ di cui il decreto in conversione rappresenta un esempio negativo: carente, senza visione, frutto di una cultura politica che chiama ‘salva casa’ un provvedimento normativo che andrebbe chiamato ‘salva abusi’. Si tratta – sottolinea Fina – di una generale e indiscriminata sanatoria che consentirà grandi affari e grandi guadagni ai detentori di ingenti patrimoni. Al cospetto di tutto questo, dove sono invece gli attesi e sacrosanti provvedimenti, questi si improcrastinabili, per il sostegno agli affitti, per rifinanziare il fondo affitti e la morosità incolpevole, provvedimenti urgenti per affrontare la carenza di case per studenti e studentesse e la carenza di alloggi di edilizia residenziale pubblica per le famiglie a basso reddito?”. “La strada imboccata è chiarissima: deregulation, incentivo della rendita, un ‘liberi tutti’ che favorisce la speculazione e non si occupa dei veri problemi. Tutto questo in un clima di profonda divisione all’interno della maggioranza. E’ andato in onda un pessimo spettacolo che non ha aiutato a emendare e a migliorare un provvedimento profondamente sbagliato e dannoso. Una maggioranza e un GOVERNO ormai sempre più divisi e che su questo provvedimento hanno dato ampia dimostrazione delle lacerazioni crescenti”, conclude Fina.
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