Manca politica climatica, nessuna visione, nessuna programmazione
“Ancora una volta il Governo affronta le gravi emergenze ambientali del nostro Paese, nello specifico la crisi bradisismica dei Campi Flegrei e la devastante alluvione di Emilia-Romagna, Toscana e Marche, con uno sguardo corto, emergenziale e privo di qualsiasi visione ambientale e climatica. Eventi che non sono più una eccezione ma la norma, testimoniando la fragilità del territorio italiano e gli effetti della crisi climatica globale. Leggendo il decreto e soprattutto in generale, si rileva che è del tutto assente una strategia nazionale univoca di risposta alle emergenze e di mitigazione dei rischi in grado di mettere in relazione prevenzione, manutenzione del territorio e investimenti nella resilienza. Insomma non c’è visione, non c’è programmazione e non c’è politica climatica. Di conseguenza i ristori sono costantemente in ritardo, le risorse sempre insufficienti e i territori e i sindaci lasciati soli ad affrontare l’impossibile. Questo decreto è poco più di una toppa poiché è del tutto privo di strumenti atti ad impedire che tutto ciò si ripeta. E si ripeterà, purtroppo, perché la crisi climatica è già tra noi, perché il bradisismo è un fenomeno costante e preoccupante. Lo confermano i dati: nel solo 2023 si sono verificati in Italia 378 eventi climatici estremi, tra cui 130 alluvioni e 52 frane, secondo l’Osservatorio CittàClima di Legambiente. L’Italia è il primo Paese europeo per morti da eventi meteo estremi. Eppure, dove sono le politiche di adattamento? Dove sono gli investimenti sul dissesto idrogeologico? Dove sono le misure per la de-carbonizzazione, per la gestione sostenibile delle risorse idriche, per il rafforzamento della Protezione Civile? Non ci sono. In questo senso il cosiddetto “codice della ricostruzione” voluto dal ministro Musumeci, è stata una grande occasione sprecata. E non è certo pensabile gestire temi di tale portata affidandosi alla soluzione assicurativa, tentazione ricorrente nel Governo ogni volta che si affrontano simili questioni. Si scaricano sui privati i costi affidando al mercato i rischi. Così è stato nell’ultima legge di bilancio imponendo l’obbligo alle imprese di stipulare polizze assicurative contro i danni catastrofali. Il Governo intanto taglia sul clima, mette in discussione gli obiettivi del Green Deal. In questo senso il 5% del Pil per una politica di riarmo sarebbe la pietra tombale sulla speranza di una politica di tutela. Depotenzia il PNRR nella sua componente ecologica. E soprattutto è assente in questo decreto alcun concreto riferimento al cambiamento climatico, che pur riguarda alcune tra le aree più vulnerabili del Paese. Abbiamo chiesto ripetutamente un piano nazionale di adattamento climatico, con fondi strutturali dedicati; incentivi per la rigenerazione urbana e per la messa in sicurezza degli edifici nelle aree sismiche e idrogeologicamente fragili; una deroga al patto di stabilità per i Comuni colpiti, così da permettere spese urgenti e assunzioni nei settori tecnici; che le risorse fossero vincolate non solo alla ricostruzione, ma anche alla transizione ecologica dei territori colpiti. Niente. Si preferisce rincorre le crisi quando si potrebbe e si dovrebbe prevenirle: anche per questo motivo il nostro voto sarà contrario”. Così il senatore del Pd Michele Fina in sede di dichiarazione di voto nell’aula di palazzo Madama.


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