Il Pd festeggia il record del “due per mille”, quasi 10 milioni nel 2024. Michele Fina, tesoriere, lo annuncia all`assemblea dem. «Il Pd è sempre stato il primo partito nel “due per mille”, ora senza dubbio c`è un effetto di apprezzamento del nuovo corso. Ma ha pesato anche la scelta di destinare il 70% della crescita alle strutture territoriali. Fa la differenza avere un`articolazione sul territorio. Ma penso che possiamo crescere ancora moltissimo».
Da anni avete un problema con i dipendenti. Dovrete fare altri sacrifici?
«Ora abbiamo contratti di solidarietà, ne usciremo progressivamente. Avevamo un numero spropositato di dipendenti a carico: 90 quando sono arrivato, ora sono 71. Non possiamo avere 20 dipendenti, ma nemmeno 70. Stiamo riducendo l`organico dialogando con loro: ricollocazioni nel settore privato, incentivi all`esodo, alcuni sono andati in pensione… Noi non abbandoniamo i dipendenti».
Lei ha rivendicato i tagli fatti. Dove avete sforbiciato?
«Fin dall`inizio abbiamo avviato una spending review, siamo fermissimi sui rimborsi spese. Quando sono arrivato c`erano quasi 900mila euro di crediti non riscossi di ex parlamentari, le quote che ciascuno deve versare al partito. Li recupereremo tutti, in qualche caso con le “buone maniere”, ma quando serve… Abbiamo attivato anche 20 procedimenti giudiziali e 45 diffide formali, finora».
E questo ha portato anche gli attuali parlamentari a pagare puntualmente?
«Sì, hanno capito che non si sgarra. Per ora sono tutti in regola, siamo arrivati a quasi 2 milioni di euro l`anno, i nostri 130 parlamentari – tra nazionali ed europei – versano 1.500 euro al mese. A partire dalla segretaria, che è la più puntuale di tutti. Abbiamo un approccio molto francescano perché lei stessa ha una postura molto sobria».
Ma allora non serve rivedere il sistema di finanziamento ai partiti?
«Io dico che se c`è una legge sui partiti che garantisca trasparenza, democraticità, allora puoi prevedere un finanziamento pubblico perché il cittadino può controllare ogni singolo euro. Così si rende libera la politica, altrimenti succede quello che vediamo con Elon Musk, che con i soldi che ha può mettere in una campagna elettorale dieci volte il bilancio del Pd».
Avete chiuso il debito lasciato dalla gestione Renzi?
«Avevamo diversi piccoli debiti, tutti onorati. Il più grande è stato per il referendum del 2016: il partito impiegò quasi 10 milioni per la campagna, spalmando questo debito fino a oggi. Diciamo che eviterò di contrarre debiti che deve finire di pagare il quarto tesoriere dopo di me».