‘Pur con la convinta volontà di dare massima collaborazione, nell’esercizio del nostro attuale ruolo di Parlamentari, affinché la Regione Piemonte ottenga dallo Stato tutte le attenzioni necessarie a contenere gli effetti di una crisi economica e occupazionale drammatica, e ad affrontare le molte emergenze relative alla gestione di servizi pubblici essenziali, quali sanità e trasporti, ci corre l’obbligo di chiedere al Presidente Cota maggiore equilibrio, soprattutto nell’assunzione di responsabilità circa i problemi che attanagliano il Governo regionale’. E’ quanto scrivono in una lettera aperta al presidente della Regione Piemone Roberto Cota i senatori del Partito democratico. ‘Rappresentare la realtà in maniera caricaturale – sottolineano gli esponenti pd – addossando le colpe per i problemi che investono la sua amministrazione a tutti fuorché all’azione della sua Giunta, è quanto meno fuorviante, e rischia di introdurre nel lavoro che dovrebbe essere comune una fastidiosa nota propagandistica. Sono un fatto gli oltre 350 milioni di euro di debito maturati da piazza Castello nel triennio 2010-2012, sul fronte del trasporto pubblico locale. Debito per il cui ripianamento la Regione ha chiesto e ottenuto dallo Stato (unica Regione in tutta Italia) di rinunciare a 150 milioni di euro, destinati a investimenti, per ripianare almeno una parte del “buco”. Ed è un fatto che le sanità piemontese, che per ammissione dello stesso Cota aveva mantenuto in equilibrio i conti negli anni compresi tra il 2005 e il 2009, non ha segnato alcun progresso, né in termini di razionalizzazione della spesa, né di recupero di efficienza dei servizi, nonostante l’avvicendamento di ben tre assessori e i clamoroso fallimento di modelli organizzativi, quali quello delle “federazioni”, varate e subito ritirate’. ‘Sarebbe bene, perciò, che nel chiedere aiuto allo Stato – concludono i senatori – come capo della Giunta regionale, Cota si facesse carico almeno dell’umiltà e dell’onestà intellettuale necessarie a comprendere gli errori sin qui compiuti nell’azione di governo, in modo da non ripeterli in futuro.

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