Per Mauro Maria Marino, residente della Commissione Finanze del Senato, non solo bisogna sbattere di più i pugni sui tavoli di Bruxelles per evitare che la Commissione Ue continui a penalizzare le banche italiane, interpretando sempre a loro danno le normative comunitarie. Bisogna proprio mettersi a riscrivere gran parte di quelle norme. «Procedure e regole sulle crisi bancarie sono troppe, confuse e anche contraddittorie. Ma quel che è peggio, se restano così sono anche dannose, perché invece di risolverle finiscono per aggravare le crisi. Vanno sfoltite, semplificate e soprattutto velocizzate».
Domanda. Perché soprattutto?
Risposta.
Perché la rapidità, quando in ballo è la tenuta di una banca, è fondamentale. Le decisioni vanno prese nel giro di ore, non di giorni. Possibilmente di notte o a mercati chiusi. Il capitale più importante di un banca è la fiducia. Vede, se chiude un supermercato, il concorrente più prossimo aumenta le vendite. Perché i clienti se trovano chiuso un negozio, vanno a fare la spesa in un altro. Semplice. Se salta una banca, invece, ne soffrono anche le altre perché i clienti perdono fiducia nel sistema. Guardi i contraccolpi che hanno avuto le banche italiane, in borsa o nella raccolta, dopo la risoluzione dei quattro piccoli istituti alla fine del 2015. E si trattava di imprese che rappresentavano circa l`1% del sistema. Ecco, da mesi sono appese a un`autorizzazione di Bruxelles banche ben più consistenti di quelle quattro, come Mps o le due venete. E sullo sfondo si agitano soluzioni come il bail in o la liquidazione ordinaria. Una follia. C`è quasi da stupirsi che non si siano azzerati i correntisti. Vuol dire che quelle banche e tutto il sistema godono, giustamente, di una fiducia ben più alta di quello che si crede.
D. Rimpiange la situazione precedente, quando decideva solo la Banca d`Italia?
R.
Ma no. L`Unione bancaria, anche se ancora incompleta, è comunque un passo avanti importantissimo. Ma il problema non è la Bce né la Vigilanza
unica, ma la sovrapposizione di istanze varie tra Bruxelles, Francoforte e Roma. Tutte legittimate a dire la loro, ma senza un termine entro il quale esprimere il parere. L`elenco lo avete scritto voi di recente. Nelle ricapitalizzazioni preventive e nelle risoluzioni bancarie intervengono due direzioni della Commissione Ue (Concorrenza e Servizi Finanziari), la Bce, tramite il Single Supervisory Mechanism, Il Tesoro, la Banca d`Italia, il Single Resolution Board e l`Autorità di risoluzione nazionale e potrebbe essere chiamato in causa anche l`Esm. Ora, chiunque abbia fatto anche solo il consigliere comunale sa che pure in Italia la burocrazia non scherza, ma ci siamo inventati il meccanismo della Conferenza dei servizi, dove riunisci tutti gli enti interessati a un progetto, li fai esprimere e poi, in tempi ragionevoli, esci con la soluzione. Ecco perché credo che il Parlamento italiano debba sollecitare i colleghi di Strasburgo affinché si vada a una semplificazione che accorci i tempi e riduca i soggetti in campo.
D. I problemi, però non sono solo burocratici. Dietro Margrethe Vestager c`è la Germania, che dimentica l`inflessibilità solo se nei guai ci sono banche tedesche, come Hsh Nordbank, ricapitalizzata con soldi pubblici in barba al bail in. Il segretario del suo partito, Matteo Renzi, ha detto recentemente che chi tratta a Bruxelles deve farsi sentire. «L`Italia non può accettare questo modo, assurdo, unilaterale, di far male sempre e solo ai nostri istituti di credito». Condivide?
R.
Guardi non solo lo condivido, ma questa è sostanzialmente la posizione espressa dall`intera commissione Finanze del Senato e riportata nella relazione che ha concluso l`indagine conoscitiva sul sistema bancario. E anche per questo motivo abbiamo iniziato l`analisi del cosiddetto pacchetto bancario, cioè la riforma della Direttiva Brrd e delle altre norme del settore. Le stiamo esaminando già nella cosiddetta fase ascendente, avendo capito che è meglio agire preventivamente che non lamentarsi a posteriori, dopo che l`Europa ha già deciso.
D. Sulle banche venete ora si cerca una soluzione di sistema, quella di cui ha parlato il ceo di Unicredit Jean Pierre Mustier, visto che la Vestager chiede una svalutazione ulteriore di npl a bilancio nei due istituti, ma vieta di utilizzare per questo miliardo di ricapitalizzazione aggiuntivo i fondi stanziati con le legge Salva Risparmio. Ecco un`occasione per farsi sentire, come ha detto Renzi. Non crede?
R.
Altroché, anche perché c`è chi lo ha fatto di recente, con ottimi risultati e ottenendo risposte in tempi velocissimi. Penso agli spagnoli che hanno risolto con grande rapidità la grana di Banco Pupular, acquisita a 1 euro da Santander. Se penso, invece, alla trafila che ha dovuto seguire Ubi per le tre banche risolte, mastico un bel po` di rabbia. E detto per inciso, Banco Popular, quarta banca di Spagna, considerata ora «incapace a pagare i suoi debiti» aveva passato tutti gli stress test fatti dall`Eba. Come si vede sono parecchi gli ingranaggi da registrare.


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