Massimo Mucchetti già giornalista del Corriere della Sera e oggi senatore nonchè presidente della commissione Industria di Palazzo Madama. Da sempre attento osservatore del settore tic.
Che cosa pensa della «scalata» di Xavier Niel a Telecom Italia?
«Per quel poco che se ne sa, non male. Il capitalismo privato su Telecom le ha sbagliate tutte. I governi sono stati a guardare. Quello in carica ha destinato un paio di miliardi alla bandalarga. Chi li prenderà? Neil è un imprenditore vero. Per ora ha sborsato 100. Il grosso della sua quota in Telecom è composto da opzioni e derivati. Aspettiamo il piano industriale».
Lei però ha subito chiesto l`intervento della Consob?
«La Consob deve accertare se tra Niel e l`altro socio francese, Bollorè, esista un accordo. Nel qual caso scatterebbe Op a obbligatoria».
Sembra però che non ci siano queste preoccupazioni?
«In effetti sono molto diversi. Niel è un innovatore delle tlc e dell`editoria, entra per restare e comandare. Bollorè ha un profilo più finanziario. La disponibilità economica dei due è molto diversa. Vivendi è molto più grande e più liquida, però Niel può avere un progetto capace di attirare i capitali. Per il governo non è male avere in Telecom due forni invece di uno allo scopo di negoziare un accordo con Cdp per realizzare la rete nuova».
Quindi quali dovrebbero essere le prossime mosse?
«Telecom dovrebbe chiarire che fa, a cominciare dal board, diviso e nominato quando ancora non c`erano nè Bollore nè Niel».

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