TOMASELLI, relatore. Signor Presidente, onorevoli colleghi, membri del Governo, come diceva il collega Luigi Marino, oggi giunge finalmente nell’Aula del Senato uno dei provvedimenti più complessi dell’intera legislatura per l’ampiezza dei temi trattati e nel contempo uno dei disegni di legge dall’iter parlamentare più controverso e tortuoso che si sia esaminato negli ultimi mesi.
Eppure, il testo che giunge oggi all’esame dell’Assemblea del Senato è frutto di un lavoro che in Commissione si è svolto, come ricordava il collega Marino e come desidero attestare anche io, in un clima di feconda collaborazione, al quale hanno potuto contribuire tutti gli attori coinvolti, a partire ovviamente dal Governo, che ringrazio, con la presenza costante del sottosegretario Gentile. In particolare, grazie alla determinazione della ministra Anna Finocchiaro, dello stesso ministro Calenda e immagino anche dello stesso presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, oggi finalmente questo provvedimento è giunto all’esame dell’Assemblea, ma a questo lavoro hanno contribuito anche tutti i Gruppi parlamentari di maggioranza e di opposizione, che anche io desidero ringraziare per il clima positivo con cui si è potuto lavorare su un disegno di legge tanto complesso. Cito anche io le molte decine di soggetti istituzionali, dalle autorità ai soggetti associativi, economici e imprenditoriali auditi, che hanno concorso all’approfondimento dei contenuti. Si è trattato di un lavoro che ci ha visti discutere, a volte anche animatamente, nel merito di ogni singola questione per trovare insieme le soluzioni più utili e quanto più condivise sui numerosi e complessi temi presenti.
Quanto al tema della concorrenza, il disegno di legge, già nell’impianto originario con cui fu licenziato ormai due anni fa dall’allora Governo Renzi, aveva tra gli obiettivi prioritari quello di stimolare la crescita economica e di innalzare il livello di concorrenza in taluni settori produttivi e nel vasto campo dei servizi professionali. A nostro parere, il testo che oggi giunge all’esame del Senato non solo conferma tali obiettivi, ma in alcuni casi, anche grazie al lavoro fatto in Commissione e prima ancora dalla Camera dei deputati, ne ha rafforzato la valenza. Nel nostro Paese le difficoltà registrate nel corso degli ultimi anni nell’affrontare una così grave crisi tengono conto anche di limiti che sono presenti e a tutti noi noti, ostacoli di natura spesso trasversale che vengono frapposti alla libera concorrenza in diversi settori della nostra economia, in gran parte dovuti a resistenze corporative e ingiustificati alla luce dell’evoluzione dei mercati e della domanda, sempre più fluente, di beni e servizi, nonché a una regolamentazione interna degli stessi mercati per certi aspetti ormai superata ed ancorata a modelli di riferimento del passato. Vasti sono i settori in cui negli ultimi anni il nostro Paese ha fatto salti in avanti, ma in altri comparti ci sono gravi ritardi e sono ancora presenti numerosi ostacoli da rimuovere: dai trasporti al credito alle assicurazioni, dallo stesso mondo dei servizi e delle professioni, al tema dell’energia che affrontiamo in questo provvedimento così corposo.
Come più volte evidenziato dalle stesse autorità di regolazione di settore, in particolare dalla stessa Autorità garante della concorrenza e del mercato, le barriere all’entrata, così come le regolamentazioni e le limitazioni poste all’attività d’impresa, frenano la libera iniziativa e limitano la più ampia diffusione di beni e servizi per cittadini e imprese e nel medio-lungo periodo determinano, per un verso, un aggravio di costo ai consumatori, che si può evitare e che è in parte ingiustificato e, per altro verso, un’insufficiente rispondenza del tessuto produttivo nazionale alle richieste di un mercato sempre più globalizzato ed esigente.
Quando parliamo di liberalizzazione e di apertura della concorrenza, teniamo ben chiaro come, da un lato c’è il tema del mercato con regole più fluide, innovative e più aperte e, dall’altro, la stella polare dei consumatori che devono poter attingere, in un quadro più ampio di concorrenza, a servizi e prodotti a più basso costo e con maggior qualità. Il trascinamento nel tempo di forti limiti all’espansione di principi e modalità di diffusione della pratica della concorrenza ha già prodotto gravi ripercussioni per il nostro tessuto economico e imprenditoriale. Sempre più di frequente il mancato incontro tra domanda interna di beni e servizi e offerta si risolve con la fuga crescente di consumatori verso altre economie, a cominciare da quella digitale, che sta sostituendo sempre più servizi tradizionali.
Tutto ciò a noi è stato chiaro sin dall’inizio e queste sono le premesse con le quali ci siamo approcciati a un provvedimento complesso, ma di cui avevamo chiaro il valore per contribuire a rinnovare e rafforzare l’economia italiana e per evitare il rischio di rimanere drammaticamente indietro rispetto ad altri Paesi maggiormente sviluppati e più aperti alle opportunità che il mondo nuovo oggi sempre più offre.
Alla luce di queste brevi considerazioni, non vi è dubbio che una regolamentazione meno restrittiva e la rimozione delle barriere all’entrata e dei vincoli che gravano sulle imprese sono fattori in grado di contribuire a una libera iniziativa economica più aperta, di produrre quel tanto atteso incremento dei tassi di investimento di lungo periodo, di dare impulso alla crescita della produttività dei fattori, di ampliare l’offerta di beni e servizi a prezzi contenuti e, per questa via, di generare quindi maggiore reddito e occupazione. Il lavoro fin qui svolto risponde a tale idea di intervento di liberalizzazione e le misure adottate sono frutto di un’approfondita attività istruttoria che abbiamo potuto promuovere grazie anche al contributo delle stesse autorità, che il collega Marino ha richiamato e che ha impegnato la Commissione in un lunghissimo ciclo di audizioni e di confronti.
Entrando nel merito di alcune misure – consegnerò il testo integrale che sintetizzo per grandi linee – e analizzando alcune misure contenute nel provvedimento, emerge in tutta evidenza l’intenzione di affrontare la problematicità della concorrenza non in ordine sparso, ma in modo articolato, ossia intervenendo sia sui cosiddetti settori a rete e sugli oligopoli e sia sui settori protetti o a entrata regolata. Seguo questo schema per rendere l’idea dell’ambizione di un provvedimento che è stato accompagnato anche da molte polemiche e da alcuni fraintendimenti, ma che considero utile al Paese.
Il primo gruppo di misure riguarda gli interventi nei cosiddetti settori a rete, ossia quelli nei quali lo svolgimento dell’attività economica da parte di più soggetti in competizione tra loro richiede l’uso e la condivisione di infrastrutture che non sarebbe efficiente duplicare. Si pensi, ad esempio, al tema dell’energia elettrica, del gas e del carburante. Relativamente al tema dell’energia, uno dei più corposi presenti all’interno di questo provvedimento, si introducono importanti innovazioni. Tra queste le più significative riguardano in prospettiva la cessazione della vigente disciplina transitoria dei prezzi dell’energia elettrica e del gas e il passaggio al libero mercato dei clienti finali, con la conseguenza piena liberalizzazione dei mercati di vendita al dettaglio. Vorrei recuperare l’aggettivo. Ciò che stiamo vivendo da almeno dieci anni è un regime transitorio. Lo dico rispetto anche alle discussioni e alle polemiche pubbliche che hanno accompagnato il cosiddetto superamento della maggior tutela. Non è facoltativo che il Parlamento e il Governo italiano decidano di superare questo regime.
Tale regime è nato dieci anni fa per garantire una fase transitoria di accompagnamento alla piena liberalizzazione dei mercati e non solo risponde alle regole comunitarie, ma risponde soprattutto al disegno di liberalizzazione di questo vasto settore di così grande impatto sull’economia e sulla vita dei cittadini e delle famiglie, cioè il settore dell’energia. Stiamo parlando del superamento di un regime che per troppi anni è stato transitorio e lo facciamo con le misure previste nell’originario disegno di legge del Governo, migliorate e rafforzate durante l’esame presso la Camera dei deputati e – se posso dire del tutto sommessamente – ancora più rafforzate e rese esplicite dal lavoro che abbiamo fatto in Commissione al Senato, con l’ambizione di mettere al centro di questo processo di liberalizzazione non il mercato, ma il consumatore, un consumatore consapevole che diventa protagonista delle sue scelte, così come hanno potuto fare i consumatori italiani nel corso di questi ultimi dieci o vent’anni in altri settori dell’economia italiana altrettanto importanti e delicati (penso, uno per tutti, al settore della telefonia).
Senza entrare nel dettaglio delle misure (le troverete nel testo che consegnerò), vorrei richiamare un concetto che mi pare fondamentale. Lo voglio dire a chi ha seguito questo lungo iter di discussione del provvedimento sia sulla stampa nazionale, sia tra i consumatori, sia tra le forze politiche; lo dico con particolare sensibilità alle motivazioni che hanno accompagnato questo dibattito nel confronto qui tra di noi e con particolare riferimento alle posizioni espresse dal Movimento 5 Stelle, con cui in Commissione abbiamo potuto tenere un rapporto assolutamente fecondo e positivo (voglio ringraziare in proposito i colleghi Girotto e Castaldi). Non ci può essere preoccupazione, nel momento in cui costruiamo un sistema di regole che vuole accentuare l’elemento della liberalizzazione in un mercato così complesso come quello dell’energia, quando le regole mettono al centro non il mercato, i soggetti oligopolisti o le imprese, ma mettono al centro appunto il consumatore. Se leggerete non solo le nostre modeste relazioni, ma soprattutto il testo del provvedimento, troverete un’articolazione di misure cospicua che va nella direzione di mettere al centro appunto il consumatore. Si tratta di un percorso che è iniziato da lungo tempo, che noi abbiamo rafforzato e al cui interno parteciperanno, da qui a un anno e mezzo o a due anni (si pensa ad un’ulteriore proroga dell’avvio di questo processo al luglio del 2019), il Ministero allo sviluppo economico, l’Autorità per l’energia elettrica il gas e il sistema idrico, l’Autorità antitrust e le Commissioni parlamentari, con una serie numerosa di tutele e di garanzie. La parte che riguarda l’energia è forse una delle parti più significative di questo provvedimento, al cui interno credo ci siano regole, garanzie e tutele perché questo processo abbia successo.
Continuando nell’esame di alcune delle misure che abbiamo individuato, penso al tema delle assicurazioni, ovvero a quel campo che abbiamo definito degli oligopoli, ovvero un sistema in cui alcuni settori e alcune imprese svolgono una funzione oligopolistica e in cui sono state introdotte misure significative, rafforzando anche qui le misure previste originariamente. In tale ambito, le misure di concorrenza si concentrano in particolare sul riconoscimento di sconti e riduzioni dei costi delle polizze e sulle misure di repressione delle frodi, che rappresentano uno dei fattori determinanti dell’incremento annuale dei costi delle polizze. I benefici attesi dai cittadini e dalle imprese appaiono a nostro parere di grande rilievo. Abbiamo rafforzato il ruolo dell’Ivass come autorità di regolazione e abbiamo inserito meccanismi, procedure e regole di trasparenza perché questi obiettivi siano raggiunti (li leggerete nel testo).
Il terzo e ultimo grande comparto su cui interveniamo è quello dei cosiddetti settori a entrata regolata, ma su questo si è soffermato il collega Marino poiché molti dei settori coinvolti riguardano il sistema delle professioni già trattato. Voglio, però, richiamare un altro tema importante, quello dei trasporti.
Abbiamo inserito una delega al Governo ad attuare, da qui ai prossimi mesi, una riforma del settore dei trasporti non di linea: un tema complesso, molto discusso, di grande impatto sulla vita dei cittadini e delle città. Nel merito, penso sia maturo il tempo per una regolamentazione – mi sia consentito dire – moderna, efficiente, non ipocrita, di un sistema dei trasporti non di linea che vede più soggetti protagonisti. Il principale di questi – che nessuno ha mai inteso mettere in discussione, ma che vogliamo rendere tutti più moderno – è affidato al servizio taxi. Sarebbe, tuttavia, ipocrita non cogliere le novità del tempo che derivano dall’affermazione, sempre più significativa nella vita quotidiana di ognuno di noi, dei sistemi digitali e quindi delle applicazioni web.
Si tratta di un tema che non si può risolvere con un contenzioso giudiziario sine die, che può e deve regolare la presenza nel nostro Paese – certamente anche dentro un quadro di regole comunitarie – di attori che sono entrati in questi come in altri servizi utilizzando le applicazioni web. Penso a Uber, così come a una regolazione moderna, non ipocrita, al passo con i tempi degli Ncc, che non è più possibile immaginare di normare con leggi di trent’anni fa. Lo facciamo con una delega, al cui interno sono previsti parametri e principi a cui il Governo dovrà attenersi, che dovrà portare, da qui ai prossimi mesi, alla definitiva assunzione di responsabilità degli attori istituzionali, Governo e Parlamento, nel regolare in termini moderni ad efficienti questo così complesso settore della vita quotidiana di tutti noi.
Molti si sono domandati, a proposito di questo provvedimento, se si poteva fare di più. Io rispondo ovviamente di sì: si poteva fare molto di più, ma immagino che questo sia soltanto – ne sono certo – il primo tassello di un percorso che, attraverso le prossime leggi sulla concorrenza, che anch’io, come tutti, mi auguro possano davvero essere annuali, nei prossimi mesi e anni porterà inevitabilmente a rimuovere gli ulteriori ostacoli che si frappongono alla più solida apertura dei mercati, a innescare un circolo virtuoso di maggiore competitività e crescita. Una parte del lavoro che spetta a tutti noi qui è stato fatto, pur tra ostacoli non lievi, a cominciare dai tempi di esame e di approvazione moltiplicatisi del tutto inopinatamente, com’è già stato ricordato.
Per quanto mi riguarda, sento la necessità – lo dico senza infingimenti e assumendomi la mia parte di responsabilità, insieme al collega Marino – di chiedere scusa al Senato, ai cittadini, ai soggetti economici del nostro Paese che attendono l’entrata in vigore di alcune di queste norme per poter avere delle opportunità.
Quando parliamo di apertura dei mercati, di attenzione ai consumatori, di liberalizzazioni, a me viene in mente questo tema: costruire condizioni di maggiore opportunità. Le nostre responsabilità – che vi voglio citare per correttezza istituzionale, pur avendone di meno rispetto ad altri attori politici e istituzionali che in questa vicenda hanno concorso a questo impasse – non ci esimono, però, dal ricordare la bontà del lavoro che abbiamo fatto e che voglio rivendicare.
Io sono tra coloro che pensano che a volte cercare il meglio è nemico del bene. Per tale ragione, auspico che questo lavoro possa essere coronato da una rapida approvazione dall’Assemblea del Senato del testo che oggi vi consegniamo.
Il provvedimento contiene degli arricchimenti e delle rimodulazioni che alcuni colleghi hanno proposto, presenti anche nei numerosi emendamenti presentati in Assemblea. Nel corso dell’iter di esame che si svolgerà in Assemblea nei prossimi giorni si vedrà quale sarà lo sbocco finale del voto. Ci sono rimodulazioni, riguardanti i temi delle assicurazioni e delle energie e che vanno nella direzione di aumentare l’attenzione nei confronti dei consumatori e dell’apertura del mercato, a cui noi relatori abbiamo dato dal primo momento parere favorevole e che abbiamo fatte nostre. Se decideremo di votare gli emendamenti, noi esprimere su di essi parere favorevole. Mi auguro che quelle rimodulazioni, che il Governo conosce perché ne abbiamo discusso lungamente insieme, possano trovare spazio se non in questo provvedimento, in uno immediatamente prossimo, perché si tratta di arricchimenti e rimodulazioni che abbiamo condiviso.
Signor Presidente, mi avvio a concludere. Nonostante tutto ciò – lo ha ricordato il collega Luigi Marino – noi relatori abbiamo tenuto un coerente profilo istituzionale, consci della responsabilità di dover gestire un così importante provvedimento, mai cedendo al desidero di replicare alle varie valutazioni, alcune del tutto gratuite, che in numerose occasioni pubbliche abbiamo letto sulla stampa, a cominciare da quella riguardante un presunto svuotamento della portata liberalizzatrice del disegno di legge in esame.
Quando si parla di svuotamento di un provvedimento – lo voglio dire anche a qualche collega, anche in questo caso in maniera molto sommessa e del tutto educata – si immagina che si sia deciso di togliere qualcosa che c’era. A mia memoria, pur essendo passato un po’ di tempo da quando abbiamo iniziato l’esame del provvedimento, non ho notizia di misure liberalizzatrici che, ad opera nostra, del Governo o durante l’esame parlamentare in Commissione, sia stata tolta nel corso del lungo iter.
Anzi, mi sia consentito rivendicare che su temi molto importanti e significativi come quelli delle assicurazioni, dell’energia, dei servizi professionali, delle farmacie, del credito e dei trasporti, è avvenuto esattamente il contrario. Abbiamo tenuto dritta la barra dell’apertura dei mercati a più ampia concorrenza, parallelamente all’individuazione di un adeguato sistema di garanzie per i consumatori e gli utenti che possano evitare loro distorsioni e penalizzazioni. Si è trattato di una sfida non facile, in presenza di temi di così largo interesso per il Paese, su cui abbiamo assistiamo a un continuo braccio di ferro tra interessi legittimi, ancorché contrapposti.
Semmai abbiamo il rimpianto di non essere riusciti, in ragione dell’iter così complicato, ad arricchire ulteriormente il provvedimento con misure che negli ultimi mesi ci sono state sottoposte dal dibattito pubblico o dallo stesso confronto parlamentare. Penso, per fare alcuni esempi, a una norma di regolamentazione delle lobby che avremmo voluto e sarebbe stato forse utile inserire nel provvedimento, dove avrebbe trovato la sua naturale collocazione. Penso anche al tema controverso, ma non più rinviabile, di una complessiva regolamentazione dell’economia digitale legata alle cosiddette applicazioni web, dai trasporti alla sharing economy. Si tratta di temi enormi che mi auguro possano trovare una soluzione legislativa moderna ed equilibrata nei prossimi mesi.
Purtroppo il disegno di legge in esame è diventato negli ultimi mesi il crocevia di discussioni politiche che, per quanto legittime, sono apparse – io credo siano – del tutto ultronee rispetto al merito delle misure in esso contenute. Ora si tratta di proseguire con convinzione su questo percorso, con il contributo di tutti, a cominciare dall’augurio che, facendo tesoro di errori e inciampi, la prossima legge sulla concorrenza sia magari meno ambiziosa, ma più snella e mirata e, quindi, più incisiva.
Per queste ragioni, mi auguro che il Senato voglia approvare al più presto il disegno di legge in esame. Ribadisco di voler consegnare il testo scritto del mio intervento. (Applausi dal Gruppo PD e della senatrice Gambaro).


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