‘La scelta di superare il bicameralismo paritario e di escludere il Senato dal circuito fiduciario costituisce un assunto irreversibile e corrisponde ad una determinazione ampiamente condivisa’. Così la presidente e relatrice del ddl Boschi, Anna Finocchiaro, durante la replica in commissione, al termine del dibattito.
‘Posso altresì ribadire, anche in questo confortata dalle riflessioni di molti dei costituzionalisti intervenuti – prosegue Finocchiaro – che la riforma del modello parlamentare bicamerale è ormai indirizzata lungo tre linee di intervento, strettamente connesse sul piano logico-sistematico: la natura del Senato, la sua composizione, le funzioni che è chiamato a svolgere nell’ordinamento. In particolare, proprio la questione relativa alla composizione del Senato, così significativa e così centrale – come è stato costantemente ribadito nel corso della discussione generale, nonché nel corso delle audizioni, sia pure con accenti ed opzioni diverse – non può risultare scissa dalla riflessione (e dalla decisione) sulla natura e sulle funzioni dell’organo costituzionale che si intende riformare’.
‘Mutare la scelta in ordine alla natura del Senato significa, oggettivamente e fuori da ogni giudizio di valore, rimettere la riforma costituzionale di nuovo sulla linea di prima partenza’.
‘Posso altresì ribadire, anche in questo confortata dalle riflessioni di molti dei costituzionalisti intervenuti – prosegue Finocchiaro – che la riforma del modello parlamentare bicamerale è ormai indirizzata lungo tre linee di intervento, strettamente connesse sul piano logico-sistematico: la natura del Senato, la sua composizione, le funzioni che è chiamato a svolgere nell’ordinamento. In particolare, proprio la questione relativa alla composizione del Senato, così significativa e così centrale – come è stato costantemente ribadito nel corso della discussione generale, nonché nel corso delle audizioni, sia pure con accenti ed opzioni diverse – non può risultare scissa dalla riflessione (e dalla decisione) sulla natura e sulle funzioni dell’organo costituzionale che si intende riformare’.
‘Mutare la scelta in ordine alla natura del Senato significa, oggettivamente e fuori da ogni giudizio di valore, rimettere la riforma costituzionale di nuovo sulla linea di prima partenza’.