L`ATTENZIONE CON CUI IL DIBATTITO PUBBLICO SEGUE LA QUESTIONE RELATIVA ALLA LEGGE ELETTORALE IMPONE, A MIO AVVISO, IL SICURO ANCORAGGIO DI UN RIFERIMENTO PUNTUALE A QUELLO CHE È STATO IL PERCORSO SEGUITO IN COMMISSIONE AFFARI COSTITUZIONALI DEL SENATO. L`8 agosto di quest`anno l`Assemblea del Senato deliberava – all`unanimità – la procedura d`urgenza per la riforma elettorale. Analoga determinazione era stata assunta, il 31 luglio, dalla Conferenza dei capigruppo della Camera dei Deputati.
Ma mentre alla Camera nessun gruppo chiedeva che il provvedimento fosse inserito nel calendario dei lavori della commissione Affari costituzionali e iscritto all`ordine del giorno, al Senato dopo la deliberazione d`urgenza,nella stessa giornata il gruppo della Lega ne chiedeva, ottenendo l`unanimità, l`iscrizione all`ordine del giorno.
 I lavori, dopo la pausa estiva, riprendevano il 4 settembre.
 Per molte settimane abbiamo lavorato facendo audizioni e prescindendo dai disegni di legge presentati per favorire una sintesi condivisa. Ogni gruppo, mettendo da parte le proprie preferenze, si è offerto ad un lavoro comune per arrivare ad una legge che evitasse il rischio di tornare al voto (nel caso non fosse terminato il percorso complessivo delle riforme) con il Porcellum. Questa scelta veniva ribadita, con ogni chiarezza, dal Presidente del Consiglio alla Camera in occasione del primo voto di fiducia e di quello del 2 ottobre.
Continui erano i richiami del Presidente della Repubblica perché il lavoro fosse compiuto. 1124 ottobre, i relatori depositavano uno schema, nel quale evidenziavano i punti comuni acquisiti e alcune questioni ancora dibattute. Era pronto per una ultima definizione uno schema dal quale trarre un testo base da sottoporre a discussione e votazione.
Era uno schema che prevedeva un sistema proporzionale, fortemente corretto in senso maggioritario dalla soglia di accesso e dalla previsione di circoscrizioni piccole e di liste corte (3-4 candidati). Restava aperta la questione delle preferenze. Veniva previsto un premio di maggioranza – uguale per Camera e Senato – per le liste o coalizioni di liste che avessero raggiunto il 40% dei consensi, così da raggiungere una maggioranza superiore al 50%.
 A quel punto,il gruppo del Pd poneva come irrinunciabile che la nuova legge contenesse il doppio turno, e cioè un meccanismo che consentisse di garantire la c.d. governabilità.
Dallo stallo conseguente si usciva con la presentazione di un o.d.g. (firmato da tutti i componenti del gruppo Pd della commissione Affari costituzionali)che, appunto, prevedeva che la nuova legge elettorale contemplasse un doppio turno di votazione. L`ordine del giorno veniva bocciato nella seduta del 12 novembre. Da allora, e sino a ieri, i lavori sulla legge elettorale subivano uno stallo. Questa la cronaca. Utile a precisare come sia stato utilizzato il tempo al Senato.
Ieri la Corte costituzionale, esaminando il ricorso avverso la legge elettorale vigente, si è espressa circa il vizio di costituzionalità della legge vigente per quello che riguarda il premio di maggioranza e le liste bloccate.
Ora la questione, che ha attraversato e infiammato anche il dibattito congressuale del Partito Democratico, pare essere lo stallo dei lavori al Senato e la necessità, di conseguenza, che il procedimento venga esaminato dalla Camera, nella quale la maggioranza attribuita a Pd e Sel dal premio di maggioranza riconosciuto dal c.d. porcellum consentirebbe di approvare in tempi rapidissimi una nuova legge elettorale che preveda un sistema di doppio turno. È davvero così? Vediamo le obiezioni possibili. La prima, e più evidente, è che se anche la Camera approvasse un testo profittando di quella maggioranza, il testo dovrebbe comunque essere approvato anche al Senato. C`è da supporre che «lo scippo» avrebbe conseguenze negative che si aggiungerebbero alle contrarietà che molte forze politiche, anche di maggioranza (come il Ncd), hanno manifestato sul sistema maggioritario a doppio turno. D`altronde, se quest`ultimo partito decidesse di condividere la proposta di riforma del Pd, tutto consiglierebbe di approvare prima la legge al Senato.
Ma non è tanto questo il punto poiché, allo stato, gli altri due partiti che sostengono il governo (Ncd, appunto, e parte consistente della formazione di centro che fa riferimento al Presidente Casini) appaiono contrari ad un sistema maggioritario, a turno unico o a doppio turno.
La questione, dunque, sta dentro la maggioranza di governo, e dubito che spostare la legge elettorale alla Camera risolverebbe il problema, poiché la tentazione della «autosufficienza» potrebbe risolversi in una rottura traumatica del vincolo di maggioranza con pressoché inevitabili conseguenze sulla vita del governo. Dopodiché, come è naturale, la questione si sposta – sotto il profilo procedurale – nell`ambito delle intese tra i Presidenti delle Camere, tenendo presente che proprio ieri la commissione Affari costituzionali del Senato, precedentemente all` annuncio della decisione della Corte costituzionale, ha deliberato di volere proseguire nel lavoro ed è stata decisa la costituzione di un comitato ristretto che, in tempi brevi, presenti un testo base, o denunci la impossibilità di pervenirci.
Sotto il profilo – istituzionale e politico – centrale sarà quanto avverrà in Parlamento in occasione del voto di fiducia al Governo Letta ed alla sua nuova maggioranza.
In quella sede, a mio avviso, andrebbe vigorosamente rilanciato e nuovamente precisato il percorso delle riforme costituzionali ed elettorali. Tornando a ragionare e decidere, con rinnovata e rafforzata volontà riformatrice, prendendo atto della necessità di tenere conto dei mutamenti intervenuti a seguito del rinnovo della maggioranza, della temibile approvazione alla Camera della legge costituzionale senza la maggioranza dei due terzi, e della sentenza della Corte costituzionale.
A mio avviso dovremmo farlo con equilibrio di giudizio poiché sia nel caso delle riforme costituzionali, che in quello della riforma elettorale, ciò che si riscrivono sono le regole comuni di un sistema democratico e quelle – delicatissime che affrontano il tema della rappresentanza di tutti i cittadini e le cittadine italiane.

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