“Vorrei sgomberare il campo da un equivoco: con le nuove norme non c’è alcuna equiparazione tra mafia e corruzione”. Lo chiarisce la ministra per i Rapporti con il Parlamento, Anna Finocchiaro, intervistata da TgCom24.
“La riforma del Codice antimafia – spiega Finocchiaro – estende la possibilità del sequestro e della confisca dei beni ai casi in cui i reati contro la Pubblica amministrazione sono collegati a una associazione criminale, quando esiste una organizzazione che si occupa ad esempio di pilotare appalti o si impossessa di denaro pubblico, spesso anche con la partecipazione di pubblici funzionari. Si tratta di una scelta di particolare rigore, anche in chiave preventiva, rispetto a questo fenomeno”.
Rispetto alle critiche mosse al provvedimento, la ministra afferma: “Mi sembra di vivere in un Paese animato da furori, che dobbiamo invece evitare: da una parte si parla di emergenza corruzione, dall’altra però non si vogliono tollerare norme più aggressive”.
“Certo, la legge come sempre andrà monitorata nei suoi effetti – ha concluso la ministra – e sarà l’applicazione anche prudente che verrà fatta dai magistrati a consentire di verificare la sua efficacia”.