E’ un segnale positivo ma cancelliamo il voto alla Camera
«Un buon segnale ma ora si metta la parità nell`Italicum». Arma Finocchiaro, la presidente della commissione Affari costituzionali del Senato, non molla. Si complimenta con Renzi per le cinque capolista donne alle europee, ma chiede il cambiamento della nuova legge elettorale.
Cinque capilista donne nelle cinque circoscrizioni delle europee. Renzi fa pace con l`altra metà del cielo dopo la bocciatura della parità nell`Italicum? «Correggerei: sono state scelte cinque dirigenti politiche donne. Alcune hanno una specifica esperienza parlamentare e competenza politica in materia europea come Alessia Mosca, capogruppo alla Camera della commissione per le politiche europee. Bene inoltre che ci sia in lista nelle Isole Giusi Nicolini, sindaco di Lampedusa, è una esperta in questioni centrali per l`Europa come l`immigrazione e l`accoglienza… Insomma, sono state indicate donne che non sono lì solo perché donne, bensì perché hanno una forza politica e istituzionale».
E tanto basta a sanare lo sfregio dei cento ‘franchi tiratori’ alla Camera che nella nuova legge elettorale non hanno voluto né la parità nelle liste né la non discriminazione?
«Lo sfregio è stato ammortizzato, recuperato con il voto sulla parità di opportunità nelle liste alle elezioni europee che è passato al Senato e ora in via definitiva alla Camera. Possiamo dire che il vagone è stato rimesso sui binari da ora in poi e verso l`Italicum. Il registro su cui bisognerà muoversi è quello della parità di genere nella rappresentanza politica».
L`Italicum quindi va cambiato in Senato anche sulla questione parità?
«Certamente. Su questo non c`è ombra di dubbio».
In quale modo?
«Dipende dal meccanismo di voto che si sceglie: o la doppia di preferenza di genere, oppure il sistema delle liste 50 e 50 più i capilista metà uomini e metà donne. Gli strumenti per agevolare la parità della rappresentanza esistono, li conosciamo tutti e siamo in grado di usarli perfettamente».
Non crede che così possa saltare il patto per le riforme tra Renzi e Berlusconi?
«Mi auguro di no. La parità è una questione generale, non appartiene a un solo partito».
Per le europee però è stata rinviata al 2019.
«È vero ma è stato fatto un passo in avanti, altrimenti saremmo andati a votare senza nessuna norma, nè per l`oggi né per il futuro. Ribadisco il valore della legge per le europee, ha rimesso la discussione e l`orientamento del Parlamento nella direzione giusta alla vigilia dell`ok all`Italicum, imponendo la differenza di genere nelle prime tre candidature»..
Ora Renzi le è simpatico, anche se in passato sono volate parole grosse?
«Diciamo che i rapporti sono decisamente migliorati. Tra persone non rancorose che lavorano per lo stesso partito capita. Fortunatamente».

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