L’Unica condizione è abbattere il ‘tabù’ della intangibilità dell’articolo 2 del testo
Più di due mesi fa 25 senatori del PD presentarono un documento dal titolo inequivocabile: ‘Avanti con le riforme costituzionali’, in cui vi era era scritto, con altrettanta chiarezza, che era «essenziale partire da una riforma rigorosa e convincente della Costituzione che tenga insieme rappresentanza e governabilità, superando il bicameralismo perfetto che ha caratterizzato i primi settant`anni di vita repubblicana».
Eppure in queste ultime settimane, in più di un occasione, è stata riproposta la narrazione di una minoranza che vuole fermare tutto, per di più ad un passo dal raggiungimento dell`obiettivo storico del superamento di quello che i costituzionalisti chiamano più correttamente ‘bicameralismo paritario’.
La stessa proposta di riconsiderare la questione della elettività del Senato, anche alla luce dell`avvenuta approvazione dell`ltalicum, è stata presentata da molti come un espediente per far deragliare il treno delle riforme, nonostante il modello del bicameralismo differenziato non sia incompatibile con la legittimazione popolare di un Senato, chiamato a svolgere compiti non più legati al rapporto fiduciario con il Governo.
Con l`Italicum, infatti, si è oggettivamente rafforzato il ruolo della Camera sul terreno della governabilità, con il partito del Premier che potrà godere del premio di maggioranza assegnato alla lista e non più alla coalizione.
Da una simulazione sulla futura Camera (dati Europee 2014), emerge, infatti, come la larga maggioranza dei deputati (circa il 60%) sarebbe composta da capolista bloccati, mentre solamente il 40% verrebbe scelto direttamente dagli elettori.
L`interrogativo che ogni buon democratico e amante della Costituzione dovrebbe, dunque, porsi è tanto semplice quanto dirimente: può una democrazia come quella italiana sopportare un Parlamento (Camera e nuovo Senato eletto dai consigli regionali), la cui composizione per oltre 2/3 non sarebbe determinata dagli elettori, in assoluta continuità con il tanto giustamente – deprecato Porcellum?
Per combattere l`antipolitica e rilanciare la partecipazione bisognerebbe, infatti, fare l`esatto contrario: (ri)avvicinare deputati e senatori ai territori e non continuare, invece, a perpetuare una modalità di selezione che premia la fedeltà al leader di turno.
E` possibile,dunque, trovare una intesa per rendere compatibile l`elezione diretta dei Senatori con un impianto costituzionale non più fondato sul bicameralismo perfetto?
La risposta è sì. L`unica condizione è quella di abbattere il ‘tabù’ della intangibilità dell`ormai famoso articolo 2, relativo alla composizione del nuovo Senato.
Infatti, una modifica della Costituzione (e non la presunta testardaggine della minoranza PD) impone chiarezza assoluta ed esige, quindi, di percorrere la via maestra dell`accordo e non di affannarsi a ricercare inutili accrocchi e soluzioni contraddittorie, all`unico scopo appunto – di non modificare l`art.2.
Un limitato e circoscritto intervento di correzione,infatti, non significherebbe – altra narrazione non corrispondente alla realtà ripartire tutto da zero, così come è possibile trovare un sistema che renda compatibile il Senato dei territori con l`elezione diretta dei senatori.
Si usino, quindi, i prossimi giorni per cercare – per davvero e non per finta – un`intesa unitaria che partendo dalla modifica dell`art.2 potrebbe raccogliere in Parlamento unalarga condivisione, ben oltre i confini della maggioranza: sarebbe una vittoria di tutto il PD e non di una parte.
Eppure in queste ultime settimane, in più di un occasione, è stata riproposta la narrazione di una minoranza che vuole fermare tutto, per di più ad un passo dal raggiungimento dell`obiettivo storico del superamento di quello che i costituzionalisti chiamano più correttamente ‘bicameralismo paritario’.
La stessa proposta di riconsiderare la questione della elettività del Senato, anche alla luce dell`avvenuta approvazione dell`ltalicum, è stata presentata da molti come un espediente per far deragliare il treno delle riforme, nonostante il modello del bicameralismo differenziato non sia incompatibile con la legittimazione popolare di un Senato, chiamato a svolgere compiti non più legati al rapporto fiduciario con il Governo.
Con l`Italicum, infatti, si è oggettivamente rafforzato il ruolo della Camera sul terreno della governabilità, con il partito del Premier che potrà godere del premio di maggioranza assegnato alla lista e non più alla coalizione.
Da una simulazione sulla futura Camera (dati Europee 2014), emerge, infatti, come la larga maggioranza dei deputati (circa il 60%) sarebbe composta da capolista bloccati, mentre solamente il 40% verrebbe scelto direttamente dagli elettori.
L`interrogativo che ogni buon democratico e amante della Costituzione dovrebbe, dunque, porsi è tanto semplice quanto dirimente: può una democrazia come quella italiana sopportare un Parlamento (Camera e nuovo Senato eletto dai consigli regionali), la cui composizione per oltre 2/3 non sarebbe determinata dagli elettori, in assoluta continuità con il tanto giustamente – deprecato Porcellum?
Per combattere l`antipolitica e rilanciare la partecipazione bisognerebbe, infatti, fare l`esatto contrario: (ri)avvicinare deputati e senatori ai territori e non continuare, invece, a perpetuare una modalità di selezione che premia la fedeltà al leader di turno.
E` possibile,dunque, trovare una intesa per rendere compatibile l`elezione diretta dei Senatori con un impianto costituzionale non più fondato sul bicameralismo perfetto?
La risposta è sì. L`unica condizione è quella di abbattere il ‘tabù’ della intangibilità dell`ormai famoso articolo 2, relativo alla composizione del nuovo Senato.
Infatti, una modifica della Costituzione (e non la presunta testardaggine della minoranza PD) impone chiarezza assoluta ed esige, quindi, di percorrere la via maestra dell`accordo e non di affannarsi a ricercare inutili accrocchi e soluzioni contraddittorie, all`unico scopo appunto – di non modificare l`art.2.
Un limitato e circoscritto intervento di correzione,infatti, non significherebbe – altra narrazione non corrispondente alla realtà ripartire tutto da zero, così come è possibile trovare un sistema che renda compatibile il Senato dei territori con l`elezione diretta dei senatori.
Si usino, quindi, i prossimi giorni per cercare – per davvero e non per finta – un`intesa unitaria che partendo dalla modifica dell`art.2 potrebbe raccogliere in Parlamento unalarga condivisione, ben oltre i confini della maggioranza: sarebbe una vittoria di tutto il PD e non di una parte.