Noi ci affidiamo a Sergio Matterella, alla sua saggezza. E il presidente della repubblica che deve scegliere il ciclista per vincere la tappa della montagna». Così Federico Fornaro, senatore dem, bersaniano doc, padre del Mattarellum 2.0, la legge elettorale che la sinistra del Pd ha contrapposto all`Italicum di Matteo Renzi. Alla vigilia della direzione del partito, in calendario per oggi, che deciderà il destino del governo e forse della legislatura, Fornaro è pronto a ridiscutere anche quella proposta. «Si possono trovare delle soluzioni per una buona legge elettorale che coniughi governabilità e rappresentanza se si ha voglia di farlo, di mettersi intorno a un tavolo e di discuterne».
Domanda. Di solito i tavoli servono a perdere tempo.
R. Non è così se non ci sono retropensieri.
D. Dalle parti dei renziani è chiaro che c`è voglia di andare al voto quanto prima. Voi minoranza frenate.
R. Dobbiamo fare una nuova legge elettorale che valga per camera e senato, è un dato di fatto.
D. Una legge c`è già, l`Italicum per la camera. E per il senato si può ricorrere al cosiddetto Consultellum, alle regole che la Consulta stessa ha stabilito con la pronuncia sull`illegittimità della precedente legge.
R. È da irresponsabili andare a votare in questo modo, con questi due sistemi significa che nel prossimo parlamento regnerà l`ingovernabilità. Serve una nuova legge per entrambe le camere. E prima è necessario attendere la pronuncia della Corte costituzionale sull`Italicum.
D. Andrea Marcucci, presidente della commissione istruzione del senato e renziano, ha detto che non c`è alternativa, al voto subito. Chi la pensa in modo diverso si cercasse i voti in parlamento.
R. Il Pd ha la maggioranza assoluta alla camera e relativa al senato, dovrebbe praticare maggiore senso di responsabilità. Quella che stiamo vivendo è una brutta crisi. La linea dell`uomo solo al comando non paga.
D. Non vi sentite quanto meno corresponsabili? Avete spaccato il partito, schierandovi contro la riforma del vostro governo.
R. Era da tempo che dicevamo che andavano apportati dei correttivi alla legge elettorale, che con la riforma costituzionale il risultato non andava. E che nel paese c`era molto scontento, a partire dal mondo della scuola, per esempio. Siamo rimasti inascoltati. E ricordo anche che non siamo stati noi a personalizzare il referendum, a trasfbrmarlo in un voto pro o contro Renzi, non siamo stati noi a dire che nel caso in cui avesse perso doveva dimettersi da presidente del consiglio e dalla vita politica.
D. Renzi vuole capitalizzare il risultato del referendum. Il fronte frastagliato del no ha avuto il 60% di consensi, ma i si sono stati il 40%.
R. Serve umiltà nell`analizzare il risultato referendario. Il 40% di sì non è un dato politico, gli elettori non si sono mossi come coorti armate, nessuno può intestarseli e farli diventare voti politici. Nonostante la personalizzazione, era una consultazione costituzionale. Non vorrei si ripetesse l`errore del 2014, quando si pensò che il 40,8% al Pd alle europee fosse ormai un dato politico acquisto. Ci furono poi le amministrative, e abbiamo avuto un brutto risveglio.
D. Pensabili elezioni a febbraio?
R. Guardi che la Consulta sull`Italicum si pronuncia il 24 gennaio. E prima dí quella data, quantomeno per rispetto istituzionale, non è pensabile lavorare a una nuova legge. Io inviterei a essere più freddi e ad aspettare le decisioni del capo dello stato sul nuovo governo.
D. Che tempi ipotizzate per un accordo sulla legge elettorale?
R. Prima riprendiamo un confronto sereno. I tempi poi verranno.