“Apprendiamo che il Governo con l’approvazione del cosiddetto Decreto Flussi ha previsto dal 2026 la possibilità di ingresso nel Paese di 88 mila stranieri che potranno svolgere attività lavorative in agricoltura. Parliamo del doppio degli attuali circa 47 mila previsti per l’anno in corso e che nel triennio 2026/2028 sommeranno complessivamente 500.000 mila nuovi ingressi. Un provvedimento che va incontro alle richieste delle imprese agricole e delle associazioni di categoria, uscendo da un dibattito tutto ideologico sui flussi migratori. Anche il Governo Meloni comprende, finalmente, che il contributo della forza lavoro derivante dai flussi migratori è fondamentale per la nostra economia e l’accoglienza una necessità oltreché un dovere morale. Tuttavia manca un grande piano di lotta al caporalato e allo sfruttamento, nonché un più forte sistema di tutele che renda la sicurezza sul lavoro non più un auspicio retorico ma una realtà. E ancora più grave resta il grande problema delle lungaggini burocratiche e dell’inefficienza del cosiddetto metodo del click day: non di rado i lavoratori stranieri, a causa dei ritardi, vengono autorizzati all’ingresso in Italia quando ormai è superata l’offerta di lavoro per cui vengono richiesti. Una problematica che si sta verificando anche in questo periodo, con imprese penalizzate dall’assenza di manodopera per ritardi autorizzativi e lavoratori lasciati in balia dei debiti e senza un contratto. Quello che serve, con urgenza, sono percorsi di formazione nei paesi d’origine e un’accelerazione delle procedure d’ingresso: senza queste misure il decreto flussi rischia di essere una vana promessa per l’agricoltura italiana e più in generale per l’economia”. Così in una nota il sen. Silvio Franceschelli, capogruppo Pd in commissione Industria, Commercio, Turismo e Agricoltura. .
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