“Sì a una legge sul salario minimo, ma dipende da come la facciamo, perché il rischio è fare passi indietro”. Avverte Annamaria Furlan, ex segretaria della Cisl, senatrice del Pd.

Annamaria Furlan, lei è favorevole alla legge sul salario minimo legale?

“Non sono contraria a una legge sul salario minimo, ma dipende da come la facciamo, se rafforza la contrattazione o è sostitutiva della contrattazione. Il ‘modello Orlando’, quello elaborato da Andrea Orlando quando era ministro del Lavoro, è da seguire, perché individuava i contratti-leader firmati da Cgil-Cisl e Uil nei vari settori, come riferimento”.

Il salario minimo potrebbe essere un colpo alla contrattazione collettiva?

“Non è c’è certo questa volontà, però in una legge occorre stare attenti a tutti i passaggi. In ambito sindacale noi siamo un Paese forte, perché i contratti firmati dalle parti datoriali e da Cgil-Cisl e Uil coprono oltre il 96% dei lavoratori e delle lavoratrici. E’ un dato rilevante. La direttiva Ue invita a una normativa sul salario minimo i Paesi a bassa contrattazione”.

Ma Elly Schlein, la segretaria del Pd, il suo partito, fa bene a dare battaglia perché lavoro e povero non stiano più nella stessa frase?

“Assolutamente sì. Noi abbiamo una sfera di lavoratori poveri: sono la dimostrazione che il lavoro non garantisce l’uscita dalla povertà. Ma il tema è: come rafforziamo la contrattazione e come facciamo in modo che chi lavora non sia nella soglia della povertà. La discussione finalmente si sta facendo seria e si sta discutendo di come rafforzare il salario di tutti i lavoratori. Schlein ha questo merito”.

E quale demerito? Quale è il rischio? Luigi Sbarra, l’attuale leader della Cisl di cui lei è stata segretaria, ha bocciato il salario minimo di 9 euro l’ora.

“Il pericolo che non solo la Cisl, ma anche la Uil, intravedono e anche alcune associazioni datoriali, è che si possano interpretare i 9 euro/ora come il complessivo della retribuzione, che è invece fatta di tante voci. La paga minima oraria è solo una voce e determina un aspetto della paga del lavoratore. Nella bozza sul salario minimo firmata dalle opposizioni si fa spesso riferimento al complessivo retributivo, dimenticando la questione della bilateralità, ovvero i versamenti regolari per pensione integrativa, sanità integrativa e voci fondamentali come mensa, buoni pasto, diritto alla formazione, guai a dimenticarne qualcuna”.

In sintesi: sì alla legge sul salario minimo, ma attenti a come la facciamo?

“Esattamente. Proprio per non fornire alibi ad alcune azienda di fare passi indietro e di privilegiare ipotesi di contratti aziendali piuttosto che l’applicazione di contratti collettivi nazionali”.

Qualche altro esempio?

“È quello che sta accadendo in Germania, dove diminuiscono le ore lavorate e aumentano i contratti aziendali: eppure anche in quel Paese, in cui i contratti nazionali coprono circa il 50% dei lavoratori, le parti sociali intendono aumentare i 12 euro di salario minimo. Domanda: da cosa deriva in Italia la cifra dei 9 euro, nettamente inferiore anche come minimo di paga oraria della stragrande maggioranza dei contratti collettivi? Facciamo quindi l’esempio del contratto nazionale dei metalmeccanici. Che hanno una retribuzione oraria minima di 12 euro, ma se aggiunte tutte le voci della contrattazione, raggiungono i 17 euro. Esattamente come avviene nel commercio, dove la retribuzione raddoppia in busta paga rispetto a quella minima oraria. È fondamentale il tema dei perimetri contrattuali”.

La bozza di legge delle opposizioni la condivide oppure no?

“La rafforzerei molto nella parte che riguarda il riferimento ai contratti nazionali che, ripeto, sono ben più forti e più remunerativi della soglia minima di 9 euro l’ora”.

La sua posizione è una via di mezzo tra Schlein e Sbarra?

“Poiché tutta la mia vita è stata dedicata al sindacato, mi permetto di avere competenze e ideali molto forti sulla capacità di contrattazione e sulla rappresentanza. Dobbiamo innanzitutto chiederci: come facciamo uscire dalla povertà 3 milioni di lavoratori? Schlein sta cercando una strada. Il proposito è condivisibile e encomiabile, ma lo strumento va calibrato bene, perché non sia utilizzato impropriamente finendo addirittura con l’impoverire i lavoratori. Rispetto al disegno di legge di Nunzia Catalfo, nella passata legislatura ministra 5Stelle del Lavoro, la proposta attuale fa passi avanti, però occorre renderla molto più vincolante e premiante rispetto ai 9 euro/ora secchi. Ripeto, il ‘modello Orlando’ è buono”.

Il salario minimo è una cosa di sinistra?

“Far crescere i salari è una cosa assolutamente di sinistra. Il lavoro povero ha tante sfaccettature. Penso alle false coop di pulizia che fanno lavorare 12 ore alla settimana, penso al lavoro nero, penso che bisogna fare pagare meno tasse ai lavoratori e che bisogna fare più controlli. Ma per questo c’è bisogno di più personale. Se a Palermo ci sono due ispettori del lavoro, è evidente che non si controlla niente”.


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