‘Oggi si conclude la mia esperienza politica nel Senato della Repubblica, iniziata con le elezioni politiche del 2008. Mi sono dimessa dal mio incarico perché ho scelto di candidarmi alla Presidenza di LegaCoop Bologna, nell’ambito del percorso congressuale che vedrà la sua sintesi nell’Assemblea del prossimo 10 novembre. Non è stata una decisione facile, perché questi sono stati 6 anni e mezzo di impegno istituzionale intenso, in cui il Senato è stato ed è punto sensibile e luogo di evidenza del delicato equilibrio politico istituzionale, che rispecchia la fragilità e la frammentazione della rappresentanza parlamentare e democratica nel nostro Paese. Il Senato è stato ed è il luogo dei cambiamenti di alleanze, dei numeri risicati, ma anche dei grandi passaggi nella formazione e nel declino delle forze e delle personalità politiche. Il Senato è stato ed è protagonista di discussioni dure sui cambiamenti strutturali che stanno investendo l’assetto del nostro Parlamento e del Paese, per questo dalla sua Aula abbiamo cercato di sostenere le battaglie e le istanze che servono per un rilancio dell’economia. In questi quasi sette anni di attività parlamentare si è accresciuto il divario tra bisogni e risposte in materia di welfare e, dopo anni di predicazione su un concetto di sussidiarietà malinteso, tradotto in un disinvestimento nella programmazione e nel finanziamento pubblico, la crisi ha imposto scelte drastiche: da un lato si è reso necessario concentrare il massimo sforzo finanziario sulla protezione del lavoro attraverso il potenziamento degli ammortizzatori, dall’altro per ragioni di sostenibilità si è compiuta una riforma previdenziale che, seppur equilibrata nel lungo periodo, nel breve ha prodotto fratture e iniquità inaccettabili. Abbiamo lavorato per arginare e migliorare, ottenendo qualche risultato, se non altro in termini di contenimento degli effetti più negativi. Così le battaglie a difesa degli ammortizzatori sociali per le lavoratrici e i lavoratori in difficoltà e per l’introduzione di maggiori tutele e garanzie per quelli più giovani e precari, per una contrattazione collettiva qualificata ed una regolazione democratica della rappresentanza, per le pari opportunità, dal contrasto alle dimissioni in bianco alla promozione di una piena e paritaria genitorialità, per un lavoro dignitoso e gratificante per il lavoratore svantaggiato o disabile, il contrasto al mobbing, la disciplina dei lavori usuranti, la riorganizzazione di enti, congedi, aspettative e permessi, nonché le misure contro il lavoro sommerso e le norme in tema di lavoro pubblico sono stati l’asse del mio lavoro parlamentare. Nel prossimo futuro auspico che sia centrale l’impegno a ripensare il sistema nel senso della progressiva ed effettiva coincidenza tra diritti civili e diritti sociali, coniugando sostenibilità e solidarietà fra soggetti, generi, generazioni e Stati, con l’obiettivo di progettare un nuovo modello sociale europeo. Ancora, in questi anni abbiamo fronteggiato una cultura paternalistica e maschilista che associava controllo ed esibizione dei corpi delle donne nei comportamenti privati e nelle scelte politiche: speriamo che questa stagione sia definitivamente chiusa, perché dare piena attuazione al principio di parità fra i generi, a partire dal riconoscimento dell’uguaglianza nella diversità e della reciprocità nel mondo del lavoro, nel welfare e nella cultura, che deve promuovere la condivisione delle responsabilità e degli impegni di cura. Infine, negli ultimi mesi del mio mandato parlamentare, ho posto attenzione ai temi della giustizia, dalla legge sul voto di scambio politico-mafioso a quella non meno importante sull’abolizione del reato di clandestinità, alla pressione sul Governo per la desecretazione di tutti i documenti riservati attinenti alla strage del 2 agosto e a tutte le altre stragi che nel corso degli anni hanno insanguinato il Paese. Non meno fondamentale è stato e deve continuare ad essere l’impegno volto a restituire alle persone detenute la possibilità di un effettivo esercizio dei diritti fondamentali: l’avvio del superamento del fenomeno del sovraffollamento carcerario, è solo la premessa della realizzazione di politiche in materia penale orientate  verso il minimo ricorso alla carcerazione e finalizzate a contrastare la disumanità della condizione delle straniere e degli stranieri private della libertà personale all’interno dei Cie, luoghi di detenzione a tutti gli effetti, da ripensare completamente verso un obiettivo di chiusura. La difesa della libertà e dei principi basilari della parità di genere, dell’uguaglianza, della democrazia, del pluralismo vanno sostenuti con forza e decisione: il pensiero oggi va a quei popoli che, come in Birmania e nel Rojava, sono in lotta per l’autodeterminazione e la democrazia. La battaglia per la legalità, la cultura dei diritti ed il lavoro intesi come inclusione e bene comune mi accompagneranno anche nel percorso che mi riporta all’impegno in cooperazione, nella convinzione che in un Paese dalle Istituzioni forti, il contributo prodotto dallo scambio reciproco tra politica e società sono la condizione per la convivenza e la crescita democratica. Dopo 6 anni nelle istituzioni, questo è un ritorno a casa, nel mondo in cui sono cresciuta professionalmente, e i cui valori sono consonanti con quelli che hanno guidato il mio impiego politico e parlamentare. Spero di portare un contributo di lavoro ed esperienza per promuovere il mio territorio come avanguardia di innovazione, cultura, diritti e welfare che possa rappresentare una locomotiva per tutto il Paese’. Lo ha affermato Rita Ghedini, senatrice del Pd, che ha oggi lasciato il suo seggio parlamentare a Palazzo Madama, nel suo saluto davanti alle senatrici e ai senatori del suo gruppo riuniti per salutarla.