Il senatore del Partito Democratico
Francesco Giacobbe, eletto nella circoscrizione estero,
ripartizione Asia-Africa-Oceania-Antartide, ha firmato e
sostenuto con convinzione l’appello dei pedagogisti per chiedere
al governo di regolamentare l’uso degli smartphone e dei social
media tra i più giovani. Un appello che in Australia è già sul
tavolo della politica e delle istituzioni.
Giacobbe ha sottolineato come una simile linea d’azione sia già
stata adottata dal governo australiano. Il primo ministro Anthony
Albanese ha, infatti, recentemente annunciato l’intenzione di
introdurre una legge per regolamentare l’uso degli smartphone tra
i giovani, già da quest’anno, proprio con l’obiettivo di favorire
esperienze più reali e dirette nella loro crescita. Il South
Australia, invece, è stato il primo Stato del Paese che ha già
approvato una legge a livello locale che limita l’uso degli
smartphone e dei social media per i minori.
“L’esempio australiano dimostra che è possibile e necessario
agire per proteggere il benessere delle future generazioni. In
qualità di rappresentante degli italiani all’estero, e in
particolare in aree come l’Australia, ritengo fondamentale che
anche l’Italia si muova in questa direzione e sposi quella che l,
ormai, è evidente sia un’esigenza prioritaria per il futuro della
nuove generazioni”, ha affermato Giacobbe.
“Viviamo in un’epoca in cui i social
media e la tecnologia digitale influenzano profondamente il modo
in cui le nuove generazioni si relazionano con il mondo. Limitare
l’accesso ai social media prima dei 16 anni non significa
privarli di qualcosa, ma proteggerli. Proteggiamo la loro
capacità di sviluppare relazioni reali, di vivere esperienze
formative che non siano filtrate da uno schermo e di crescere
senza la pressione costante dei ‘like’ o delle aspettative
irreali che il mondo digitale può generare”, ha proseguito.
“È fondamentale che i giovani abbiano il tempo e lo spazio per
costruire la propria identità lontano dai pericoli
dell’iperconnessione e della dipendenza da feedback sociali
virtuali”, ha concluso Giacobbe.