“Le Sentenze si rispettano e non si commentano. E’ una regola che vale sempre, anche in questo caso. Alla luce di quanto va emergendo sulla stampa è lecito però porsi alcune domande. In quelle campagne e in quelle imprese era tutto in regola e quei lavoratori non erano sfruttati, reclutati illegalmente, costretti a disumane e ignobili condizioni di lavoro e di vita? Non erano queste condizioni ad essere state accertate da forze dell’ordine e magistratura? E se l’intermediazione illecita non era ancora prevista come reato, in base a quale ordinamento è stato formulato un atto di accusa ed è stata condivisa la successiva condanna decisa in primo grado dal collegio giudicante? Nel mentre apre interrogativi rilevanti, la Sentenza della Corte di Appello che rivede quella di primo grado nel Progetto Sabr certifica però con chiarezza quanto fosse necessaria la norma contro lo sfruttamento e il lavoro nero in agricoltura da noi approvata nella scorsa legislatura. Una legge che tutela di più il lavoratore e le imprese oneste, precisa l’ambito dei reati e fortunatamente non lascia molto spazio a interpretazioni circa le fattispecie. E a chi, di fatto, ammette l’esistenza del reato di intermediazione illecita ma sceglie di non perseguirlo. Condivido pienamente il timore espresso da più parti circa il rischio che adesso i lavoratori e le lavoratrici, immigrati o italiani non fa differenza, si sentano più soli, lasciati alla mercé dei caporali e delle imprese che sfruttano la manodopera reclutata attraverso l’intermediazione illecita. E che così aumenti il rischio dell’alea di impunità per chi, perseguendo attraverso lo sfruttamento del lavoro e dell’immigrazione clandestina margini di profitto più alti, aggira in questo modo le regole del mercato e dell’economia pulita, producendo un danno enorme alle imprese sane e al territorio. Proprio per questo è fondamentale l’impegno di tutti, istituzioni territoriali e regionali, associazioni di categoria, sistema delle imprese, perché nessuno abbassi la guardia e soprattutto la regola sia perseguire chi recluta e chi sfrutta, tutelare i lavoratori e il lavoro regolare e le imprese sane”. Lo dichiara la senatrice del Pd Teresa Bellanova, capogruppo in Commissione Industria a Palazzo Madama.


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