A GIUGNO ABBIAMO RATIFICATO W LA CONVENZIONE DI ISTANBUL E IERI ABBIAMO APPROVATO LA CONVERSIONE IN LEGGE DI UN DECRETO CHE SARÀ UTILE PER CONTRASTARE IL FENOMENO DELLA VIOLENZA DI GENERE. Inutile negare che lo strumento del decreto legge e l`inserimento della normativa che riguarda la violenza contro le donne nel pacchetto sicurezza hanno fatto inizialmente percepire l`adozione delle misure più come risposta all`allarme sociale che come costruzione di una politica di
prevenzione e contrasto del fenomeno strutturale e a lungo termine.  Sarebbe stato meglio, si è detto, procedere con un progetto di legge che tenesse subito conto degli aspetti culturali e sociali della violenza contro le donne, perché è un fenomeno da contrastare proprio agendo prima di tutto sulle cause economiche, sociali e culturali. Il decreto legge però, incide su una materia molto delicata, che deve tenere conto della normativa internazionale, in particolare della direttiva 2012/29/UE, relativa alle norme minime in materia di diritti, assistenza e protezione delle vittime di reato, e della Convenzione di Istanbul. In questa prospettiva, dunque, il Governo ha mantenuto l`impegno di un primo livello di attuazione della Convenzione e lo ha fatto con rapidità, cogliendo l`urgenza che deriva dalla nuova e maggiore consapevolezza del fenomeno della violenza di genere e dalla drammatica realtà che la cronaca ci consegna ormai quasi tutti i giorni.
In considerazione di questa urgenza, e dei tempi stretti di conversione del decreto, tempi che scadono il 14 ottobre, abbiamo scelto al Senato di approvare il testo arrivato dalla Camera senza ulteriori modifiche e rinunciando anche ad intervenire in Aula durante la discussione. Siamo consapevoli che il decreto è imperfetto ed è solo un primo passo e sappiamo che è necessario e decisivo poi agire su tanti altri fattori: culturali, economici, del lavoro, educativi, relativi sia al superamento delle discriminazioni, sia agli stereotipi e linguaggi di cui la violenza si alimenta.
Ma da questo decreto dovremo ripartire per attuare compiutamente la convenzione di Istanbul.
Dovremo, inoltre, in questo senso, continuare il lavoro di ascolto e condivisione con le associazioni, i centri antiviolenza e tutti i soggetti istituzionali che si occupano di violenza e prevenzione. È un lavoro che già ha permesso di modificare positivamente il decreto nella discussione fatta alla Camera : sul piano dei finanziamenti, sul potenziamento delle forme di assistenza, sul coinvolgimento degli enti locali e delle Regioni al fine di rendere omogenei gli interventi su tutto il territorio. E questo lavoro si è svolto attraverso la collaborazione tra deputate e deputati, ma anche attraverso una interlocuzione con quel ricco mondo che opera in questo campo fuori il Parlamento.
Approvato il decreto, l`obiettivo prioritario resta ora quello della soluzione dei conflitti nei rapporti uomo-donna attraverso il coinvolgimento della scuola, dei media, dei servizi territoriali, oltre che quello della previsione di azioni di recupero dei soggetti maltrattanti. Un obiettivo, quest`ultimo, che è stato condiviso da tutti nella discussione del decreto, permettendo di circoscrivere i limiti che erano emersi e di assumere una diffusa responsabilità per una pianificazione integrata e reticolare degli interventi da condividere tra istituzioni pubbliche, enti, presidi sanitari, associazioni, forze dell`ordine, operatori e operatrici sull`unico terreno davvero efficace, quello della formazione e della prevenzione.
Il confronto, l`ascolto, ma anche l`assunzione di responsabilità da parte del Parlamento, ci fa quindi dire che oggi è un altro buon giorno per le donne del nostro Paese e che abbiamo messo un ulteriore importante tassello per l`attuazione della Convenzione di Istanbul.
Abbiamo fatto un altro piccolo passo per eliminare tutti gli ostacoli che impediscono alle donne di non subire più violenze e discriminazioni e di godere dei diritti fondamentali alla vita, al rispetto della propria libertà e autonomia, all`integrità psicofisica, alla libertà di scelta, all`accesso alla giustizia, anche penale. Per adempiere all`obbligo istituzionale e morale di non considerare le donne vittime di violenza soggetti «deboli», ma soggetti «vulnerabilizzati» dalla violenza subita: le donne sono forti e dalla loro forza e libertà dipende un pezzo decisivo del futuro di tutti.
Per poter vivere in un paese civile, un paese davvero per donne e per uomini e, quindi, migliore per tutti.

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