Nei conflitti degli ultimi venti anni sono state più di 200.000 le donne violentate
LA VIOLENZA SESSUALE UTILIZZATA NEI CONFLITTI COME FORMA DI CONTROLLO E SOPRAFFAZIONE È UN DELITTO TRA I PIÙ FEROCI POICHÉ ATTENTA ALLA DIGNITÀ UMANA E ALL`INTEGRITA’ DELLA PERSONA. Esso è ancora più spietato poiché non si tratta di un «effetto collaterale», di una orribile conseguenza della guerra ma di una vera e propria strategia militare che ha attraversato e attraversa ogni angolo della terra. Durante le guerre gli stupri hanno, infatti, lo scopo di seminare il terrore tra la popolazione e, in alcuni casi, modificare la composizione etnica delle generazioni successive. Acuisce e stimola l`odio!
Lo stupro, anche durante i conflitti, è una violenza inaccettabile che causa non solo danni fisici, come il rischio di sterilità e di malattie sessuali, ma anche psicologici e sociali. Spesso le donne che sono state abusate, e le loro famiglie, vengono escluse dalle loro comunità, mentre i bambini nati da stupri possono essere abbandonati; in alcuni casi le donne ricorrono all`aborto e visto che in alcuni di questi Paesi esso è illegale se lo procurano da sole, il che, nella maggior parte dei casi, vuol dire morte certa.
Guardando solo agli ultimi vent`anni le cifre parlano chiaro: più di 200.000 donne violentate durante la guerra in Congo, 60.000 in Sierra Leone, più di 40.000 in Liberia, quasi 60.000 nella ex Jugoslavia; e ancora in Cecenia, Darfur, Iraq, Libia, Kosovo e Ruanda. Emerge un dato fondamentale, le vittime dei conflitti nella maggioranza dei casi sono donne quando non bambini. Il rapporto 2010 del Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione (Unfpa) afferma chiaramente che: «Le donne fanno di rado la guerra, ma troppo spesso ne soffrono le conseguenze peggiori: la violenza sessuale costituisce un`arma di guerra ripugnante e purtroppo sempre più utilizzata».
Per questo abbiamo presentato una mozione firmata e votata da tutti i gruppi parlamentari, approvata in Senato, di cui sono prima firmataria, affinché lo stupro nei conflitti venga finalmente riconosciuto come crimine di guerra e siano messi in atto provvedimenti necessari a prevenire e reprimere tale forma di violenza. Un impegno su cui il Senato sta dimostrando grande unità.
 È il momento che il governo si impegni ad agire in modo che i suoi sforzi diano forza a quelli della Nazioni Unite, degli organismi multilaterali e della società civile nell`attuazione di un piano di contrasto già delineato dall`intesa del G8, grazie all`iniziativa del governo britannico, che indica la violenza sessuale nelle zone di Nei conflitti degli ultimi venti anni sono state più di 200.000 le donne violentate conflitto come crimine di guerra e lancia un programma di contrasto. Altro fattore fondamentale è perseguire una comune strategia europea, rafforzando la capacità dell`Unione di essere incisiva nel condizionare il punto di vista delle regole internazionali, anche in merito ai conflitti e ai crimini di guerra.
 È il momento di atti istituzionali chiari e di un impegno condiviso: occorre favorire l`inclusione delle donne sia nelle forze armate, che nei gruppi di risoluzione dei conflitti, dove oggi sono solo meno del 10 per cento. È urgente e necessario garantire un`adeguata formazione dei militari sulle implicazioni della violenza sessuale durante le guerre e rimuovere le barriere che impediscono il monitoraggio e il reporting: solo un`adeguata documentazione può permettere di individuare davvero e punire i colpevoli.
Soprattutto è importante un intervento dell`Assemblea Generale dell`Onu per eliminare negli accordi di pace ogni ipotesi di amnistia per questi reati! Per secoli lo stupro durante le guerre è stato tacitamente accettato e considerato inevitabile. Non è così, non può essere così. Dobbiamo dirlo in modo sempre più forte. Bisogna cambiare cultura, mentalità diffusa e pratiche. È necessario un migliore sistema di giustizia: la comunità internazionale deve intervenire per irrigidire le norme e punire severamente e in modo esemplare chi si macchia di violenze simili. Bisogna restituire alle donne le condizioni per esprimere la propria forza e libertà e salvaguardare la propria integrità di persona, anche durante i conflitti, garantendo loro giustizia.

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