“Da alcune forze politiche viene sollevata obiezione fondata sul fatto che la genitorialità di uno dei componenti l’unione civile deriva da maternità surrogata. Naturalmente non è sempre così (il genitore può avere avuto il figlio da un precedente matrimonio o relazione con una donna, perché parliamo ovviamente di coppie omosessuali maschili) ma accade che sia così. Come e’ finora accaduto, a legislazione vigente, per tutte quelle coppie eterosessuali, sposate, che hanno utilizzato questa forma di adozione speciale poiché, essendo sterili, avevano fatto ricorso alla maternità surrogata. E che rappresentano la stragrande maggioranza tra soggetti che fanno ricorso ad essa (le stime non possono essere precise, poiché – e giustamente – la maternità surrogata è proibita nel nostro ordinamento, ma gli esperti parlano di percentuali che superano l’80%). Eppure finora non avevo mai sentito da quei banchi denunciare l’adottabilità di un minore, figlio di uno dei componenti una coppia unita in matrimonio, da parte del coniuge, seppure nato a seguito di maternità surrogata. Dall’abolizione dell’articolo 5 non deriverebbe nessun deterrente alla maternità surrogata”. Così la senatrice del Pd Anna Finocchiaro è intervenuta nell’aula di Palazzo Madama sul tema della maternità surrogata durante il dibattito sul ddl Cirinnà.
“Se, dunque, l’art. 5 rappresenta – secondo alcuni – un incentivo al ricorso all’utero in affitto, lo ha costituito e lo costituisce – continua la Finocchiaro – fino ad oggi per quell’80% almeno di coniugi italiani che hanno fatto e fanno ricorso all’utero in affitto. Ma vado oltre la polemica politica e da donna di sinistra penso che la sinistra non possa sottrarsi dal riflettere sulla questione della maternità surrogata. Niente di nuovo, si dirà, visto che il divieto di maternità surrogata contenuto nella l. 40 è stato da noi voluto con determinazione assoluta. Ma la mia contrarietà non si fonda solo sulla ragione, più immediata, della inaccettabilità dello sfruttamento del corpo di una donna, ma su di una ragione che ritengo almeno equivalente, quanto a gravità. Quello che la maternità surrogata è finalizzata alla produzione di corpi destinati allo scambio, assai spesso economico. Di bambini destinati ad essere prodotti da madri surrogate, su commissione, per essere destinati allo scambio. Questo è il punto. E la sinistra non può non avere parola su questo. Mercificazione del lavoro, plusvalore, oggi si declinano in mercificazione dei corpi, loro scambiabilità in un mercato internazionale attraverso la sfruttamento del corpo di una donna, con la monetizzazione del potere esclusivo di procreare che è del corpo femminile e del “valore” di un neonato. E questo avviene attraverso organizzazioni che operano transnazionalmente, con base in Paesi in cui l’utero in affitto non è vietato, e che apprestano assistenza medica, legale, assicurativa, logistica a pagamento”.
Per tutto questo- conclude la presidente della commissione Affari costituzionali del Senato – avanzo tre proposte ai colleghi: una mozione, che depositerò appena finito il mio intervento, con la quale il Senato impegni il Governo ad una iniziativa per la messa al bando a livello internazionale, della pratica dell’utero in affitto in ogni Paese del mondo, in nome della dignità della persona umana e dei diritti del bambino; una riforma della legge 184/83 sulle adozioni, che consenta, a chi abbia caratteristiche e generosità misurate sul preminente interesse del minore, di adottare senza la necessità di essere parte di una e comunque coppia sposata eterosessuale; il Senato, nell’ambito delle proprie prerogative, e nelle forme che sceglieremo, sia messo in condizione di farsi un’opinione informata e colta sul sistema di procacciamento, intermediazione e assistenza finalizzato allo sfruttamento del corpo delle donne ed alla creazione di esseri umani destinati allo scambio”.


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