Prerogativa per la parità di genere è che la donna non venga più uccisa perchè donna. Aggravanti della relazione affettiva e della ‘violenza assistita’ sono inizio di rivoluzione
‘Il decreto contro il femminicidio è un provvedimento importante che costituisce la partenza di un percorso per rimuovere le cause economiche, sociali e, appunto, culturali della violenza sulle donne. Prerogativa per la parità di genere è che la donna non venga più uccisa perché donna’. Lo ha detto la senatrice del Pd Josefa Idem, parlando a nome del gruppo nell’Aula del Senato. ‘Il provvedimento – spiega Idem – ha tre aspetti innovativi e rilevanti. Primo: è stata introdotta come aggravante la relazione affettiva come parametro su cui tarare la pena, per tenere conto che, nella maggioranza dei casi, l’autore della violenza è un ex fidanzato, un ex compagno o un ex marito. La violenza sulle donne ha un carattere intimo e per questo è più pericolosa: il 70 per cento degli omicidi viene consumato tra le mura domestiche. Il passo importante è che con questa aggravante la violenza nei confronti delle donne ha maggiori possibilità di uscire dal silenzio della sfera privata. La seconda novità è l’irrevocabilità della pena, questione molto controversa. Con il lavoro parlamentare e con la collaborazione delle associazioni delle donne e dei professionisti esperti, il decreto ha trovato una mediazione tra le posizioni differenti, attraverso la querela a doppio binario. Il terzo punto è la norma sulla cosiddetta ‘violenza assistita’, che prevede un’aggravante quando la violenza si consuma in danno o in presenza di minorenni. Novità rilevantissima perché riconosce il danno psicologico creato dalla violenza assistita nel minore e perché previene che la violenza diventi una tradizione di famiglia. Nell’insieme il decreto non punta solo sulla repressione, sulle aggravanti e sull’inasprimento delle pene, ma prevede misure di prevenzione, in linea con la Convenzione di Istanbul. Va detto infatti con forza che la sola repressione non basta, perché punta alla protezione delle donne, le riduce a soggetto debole, quale non sono. Occorre avviare un cambiamento culturale, trasversale, che entri nei pori dei contesti di convivenza e ne cambi il DNA. Dobbiamo rimuovere le cause economiche, sociali e, appunto, culturali della violenza sulle donne. Per raggiungere questi obiettivi occorrono strumenti efficaci, che costano. Con il nostro voto favorevole contribuiamo ad una partenza. Ora – conclude Idem – ci aspetta un percorso che deve vedere l’attività governativa accompagnata dal contributo parlamentare e da quello degli specialisti e volontari che ogni giorno, là fuori in trincea, impastano questi temi con le loro mani’.

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