La questione giustizia resta aperta però non fa parte degli accordi di democrazia
Nicola Latorre, presidente pd della Commissione Difesa del Senato, sparge cautela: «Non credo che le scelte politiche di fondo, che riguardano il futuro del nostro Paese, possano essere condizionate dalle sentenze. Che non si discutono ma si accettano e basta».
Sicuro, senatore, che davvero tutto filerà liscio? Il Pdl insorge contro la giustizia politica mentre nel Pd tanti si chiedono perché governare assieme a Berlusconi…
«E` noto che sulla giustizia ci sono opinioni diverse tra noi ed il Pdl. Ma ritengo che questo non possa né debba condizionare l`azione di un governo che ha precise emergenze da affrontare. Ovviamente ciascuno mantiene le sue opinioni, ma consiglierei di non alimentare una discussione che minacci di produrre conseguenze sul governo. Si tratta di una materia che ripropone un problema noto che resta aperto. Tuttavia di qui a ritenere che possa inficiare l`azione del governo Letta mi pare improprio. Mi auguro che questa come ogni sentenza venga accettata, rispettata e che non alimenti una polemica verso la magistratura che non serve».
 Resta però che la questione giustizia è una mina ad orologeria. Si è tanto parlato di necessità di riformarla: e ora?
«Il tema della giustizia resta assolutamente aperto. Io però non credo che il tema giustizia faccia parte del programma di governo. Non mi pare che sia stato annoverato nelle dichiarazioni programmatiche del premier né tantomeno sia contemplato nell`accordo politico stipulato tra i partiti che fanno parte della coalizione. Quella della giustizia è una riforma importante ma ,è noto che ci sono approcci diversi tra forze politiche sono però sono congiuntamente impegnate a sostenere un governo eccezionale che affronta una situazione eccezionale. Imperniata su due priorità: quella economico-sociale, con il lavoro in primo piano; e quella della legge elettorale con le modifiche costituzionali. Su questo esiste un vincolo di coalizione sancito nelle dichiarazioni programmatiche del presidente del Consiglio».
Lei parla di vincolo. Intanto però lo strumento con il quale agire sulle modifiche alla Costituzione, ossia la Convenzione, è già tramontato: Berlusconi dice che aveva scherzato..
«Su questo ho una opinione preci- Nicola Latorre sa. La Convenzione era un`idea lanciata da Bersani quando, proponendo un governo minoritario, chiedeva al centrodestra di assumere una responsabilità non come partner della maggioranza bensì guidando il processo di riforma costituzionale. Oggi lo scenario politico è radicalmente cambiato. Si è pervenuti ad accordi tra forze che in campagna elettorale erano su fronti opposti, si è data vita ad una maggioranza di larghe intese. Il ministro per le Riforme è un autorevole esponente del Pdl da questo partito indicato, e quindi a questo punto il tema Convenzione è venuto meno».
Neanche il Congresso che il Pd celebrerà tra pochi mesi rischia di diventare lo scoglio su cui naufraga il governo?
«Il nostro lavoro adesso è quello dí aprirci come partito ad un confronto anche scontando tensioni e polemiche. Se una autocritica dobbiamo fare è che nei due mesi successivi alle elezioni non abbiamo curato a sufficienza un rapporto forte con il nostro elettorato per spiegare cosa stava accadendo. Forse avremmo anche evitato qualche errore».

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