Dal Family Day giunge una chiusura totale. Il portavoce Gandolfini ha respinto al mittente l’intero impianto del ddl Cirinnà. Una mossa che ha forse colto in contropiede i molti cattolici del Pd che avevano avanzato forti perplessità sulle Unioni civili, pur senza contestarne mai la ragione sociale. Ma Stefano Lepri, senatore del Pd ieri assente al Circo Massimo, coglie comunque nella veemente presa di posizione del mondo cattolico un segnale positivo. «Dalle due piazze -chiosa – giunge il chiaro segnale che l’affido rafforzato da noiproposto possa essere il punto di equilibrio per fare una buona legge».

Senatore, dal Family Daygiunge la richiesta di bloccare tutto. Approvare la legge sarà ancora più difficüe?

«Non è mia intenzione entrare nel merito di quanto si è detto al Circo Massimo. Per parte nostra, io e altri colleghi del Pd teniamo tuttavia a sottolineare che tutelare i diritti delle coppie omosessuali è urgente e necessario. Ma occorre tener conto della tutela di istituti come quello del matrimonio».

Un’obiezione che chiama in causa la stepchild adoption. Molti cattolici del Pd puntano piuttosto sull’affido rafforzato. Per quale ragione lo reputate preferibile?

«L’idea è quella di dare al partner che non è genitore una funzione genitoriale. Si tratta di una soluzione che assegna all’affidatario prerogative più ampie di quelle previste dalP affidamento tradizionale. Il partner non biologico avrebbe la possibilità di decidere su un intervento chirurgico di emergenza in assenza del genitore biologico, ad esempio. E nel caso la coppia dovesse separarsi, l’affido di norma continuerebbe e potrebbe diventare un’adozione al compimento del diciottesimo anno di età da parte del bambino. Se il genitore biologico dovesse morire, quello affidatario potrebbe peraltro fare richiesta di diventare genitore adottivo per garantire al giovane la continuità degli affetti».

I punti di contatto con l’adozione sono numerosi. Perché differenziare?

«La mediazione nasce dall’esigenza di dare una risposta a chi vuole un figlio, ma anche a quei bambini che comunque ci sono e hanno bisogno di risposte chiare. Essere genitori è un desiderio, ma non può diventare una pretesa. Bisogna evitare di discriminare gli adulti, ma anche i minori».

Altro nodo della questione è rappresentato dall’utero in affitto. Possibile che vietare espressamente la pratica sia un’esigenza che avvertono soltanto i cattolici?

«Il ricorso alla maternità surrogata dovrebbe fare inorridire tutti, a prescindere dalle sfumature politiche e religiose. In questo senso, io e gli altri colleghi che hanno richiamato l’attenzione sul tema, non possiamo che esprimere grande soddisfazione. Mettere in luce i rischi di unapratica inaccettabile è dovere di tutti. Registriamo perciò con soddisfazione il crescente dibattito che si è instaurato in materia, e le importanti dichiarazioni di contrarietà verso l’utero in affitto: dal premier Renzi, all’ex ministro Turco, ad autorevoli femministe».

La partita, di per sé complessa, registra anche l’apertura di un nuovo fronte. C’è il rischio, come sottolineato da alcuni di voi, di trasformare le Unioni civili in un matrimonio alternativo?

«È necessario ragionare a fondo anche sul Capo II del ddl Cirinnà che disciplina la convivenza tra persone eterosessuali. Allo stato attuale, si corre il rischio di approvare un istituto giuridico ex novo non dissimile dai Pacs alla francese. É necessario esplicitare che diritti e doveri sono riconosciuti alle persone stabilmente conviventi, piuttosto che alla convivenza. Si finirebbe altrimenti per creare una forma di convivenza che potrebbe rendere il matrimonio meno attrattivo».


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