Ci sono leggi che anticipano il corso della storia, frutto di una politica lungimirante che sa cogliere la direzione dei processi sociali e mettere in campo una visione di futuro. Ce ne sono altre che prendono atto di fenomeni già maturi nella società a cui offrire la cornice giuridica adeguata al loro sereno svolgimento. La legge sulle unioni civili che il Senato si appresta a votare rientra in un terzo tipo, fra le leggi tanto tardive da risultare anacronistiche, la cui assenza ha prodotto negli anni stigma sociale, mancanza di tutela e un`azione di supplenza necessaria da parte delle corti italiane ed europee.
Il disegno di legge Cirinnà ripropone il modello delle unioni civili, nate in Danimarca del 1989 per regolare i diritti delle coppie dello stesso sesso escluse dal matrimonio. Da allora quel modello si è esteso in diversi Stati europei, fino ad entrare in una parabola discendente che ne ha visto l`abrogazione in tanti Paesi man mano che cresceva la consapevolezza che il principio dell`uguaglianza di fronte alla legge imponeva
di abolire l`ingiusta discriminazione nell`accesso al matrimonio civile da parte dello coppie dello stesso sesso.
Oggi in matrimonio “egualitario” è presente in 14 Stati europei (oltre che in gran parte del mondo occidentale, dagli Stati Uniti ai grandi paesi cattolici dell`America Latina), mentre le unioni civili, come istituto distinto dal matrimonio e riservato alle coppie gay e lesbiche, rimangono, oltre che nella Germania a guida CDU, in pochi paesi dell`est europeo.
In questo rapido processo di riconoscimento del diritto a costruire relazioni sociali stabili e non precarie
da parte di gay e lesbiche, l`Italia è rimasta alla finestra, in compagnia di Bulgaria, Lettonia, Lituania, Romania, Polonia e Slovacchia.
Questi Paesi, insieme a Cipro, Croazia, Estonia e Repubblica Ceca, sono anche gli unici a non prevedere nessuna forma di adozione da parte delle coppie dello stesso sesso. Le unioni civili all`italiana, sia chiaro, continueranno a escludere l`accesso delle coppie omosessuali alle adozioni, che rimarranno riservate alle coppie unite in matrimonio. L`articolo 5 della legge si limita a estendere al partner di un`unione civile la possibilità, su decisione di un giudice, di adottare il figlio dell`altra parte, così com`è consentito già dal 1983 per il figlio del coniuge.
Da anni i tribunali, valutando caso per caso che questo corrisponda all`interesse prioritario del minore, danno questa possibilità anche alle coppie di fatto eterosessuali e, da qualche tempo, anche a quelle dello stesso sesso. E per questo motivo che nei giorni scorsi il commissario per i diritti umani del Consiglio
d`Europa, Nils Muiznieks, ha ricordato che introdurre l`adozione del figlio del partner di una coppia dello stesso sesso “non crea un nuovo diritto ma elimina una discriminazione”.
Eliminare una discriminazione verso le unioni omosessuali è quanto la Corte Costituzionale ha chiesto al Parlamento con due sentenze nel 2010 e nel 2014 ed è il motivo per cui pochi mesi fa la Corte europea dei diritti umani ha condannato l`Italia a pagare un risarcimento a quelle coppie gay italiane che avevano fatto ricorso a Strasburgo per la violazione del loro diritto alla vita familiare.
Com`è successo per il voto alle donne o per il divorzio, da più parti si agita lo spettro di una dissoluzione dell`ordine costituito. Ma la storia ci insegna che riconoscere diritti, promuovere uguaglianza, eliminare discriminazione sociale rende una comunità più coesa. Perché aggiungere un po` di felicità alle nuove famiglie non ne toglierà a nessun`altra.


Ne Parlano