Ora ridurre per legge pene condannati sulla base della Fini-Giovanardi
La conversione in legge del decreto Cancellieri sulle carceri è cosa buona e giusta, necessaria e urgente. Tanto buona e giusta, e tanto necessaria e urgente che si può transigere sui suoi non pochi limiti. Che si sarebbero potuti superare in una serena discussione di merito, non funestata dalle minacce ostruzionistiche dei giustizialisti di destra e di sinistra e dalla crisi di governo. In primo luogo, si doveva procedere al coordinamento delle sue disposizioni con la sopravvenuta pronuncia di incostituzionalità della legge Fini-Giovanardi. La meritoria definizione di una fattispecie autonoma per la detenzione di piccoli quantitativi di droghe, infatti, non conosce quella distinzione tra ‘droghe leggere’ e ‘droghe pesanti’ riportata in vita dalla Corte costituzionale. Il che è paradossale, trattandosi di un reato minore rispetto a quello giudicato dalla Consulta. Toccherà quindi ritornare sugli effetti della sentenza della Corte sulla legge sugli stupefacenti. Anche per fare chiarezza sulla sua applicazione nei confronti dei condannati in via definitiva: è mai possibile che restino in esecuzione di pene giudicate costituzionalmente illegittime? I giudici dell’esecuzione potranno dirimere la questione, ma mi preparo a depositare un disegno di legge ad hoc che, come prospettava il Professor Flick, riduca per legge le pene comminate sulla base della Fini-Giovanardi.

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