‘Sono passati 27 anni da quando l’Italia ha ratificato la Convenzione Onu sulla tortura, ma quel reato ancora non c’è nel nostro codice penale. Soprattutto per la sudditanza psicologica nei confronti delle forze di polizia’.
E’ quanto afferma il senatore Partito democratico Luigi Manconi, firmatario della proposta di legge approvata al Senato e ora in discussione alla Camera.
‘E’ come se gran parte della società e della classe politica temesse di sottoporre le polizie a quel processo di riforma e di autoriforma a cui sono chiamate tutte le istituzioni. Sembrano tenere più alla stabilità e alla impermeabilità di polizia e carabinieri, che alla loro democratizzazione’. Sostiene quindi che il suo progetto di legge è stato approvato dal Senato ‘in forma depotenziata rispetto al testo originale. Il punto principale era la previsione di un reato ‘proprio’, imputabile a pubblici ufficiali e titolari di pubblico servizio. Il reato di tortura origina dall’abuso di potere: si ha quando qualcuno, eccedendo i limiti del potere legalmente detenuto, commette atti illegali ai danni di chi si trovi in sua custodia’ mentre ‘nel testo approvato il reato è diventato ‘comune’, allargato a tutti i cittadini’, ‘ampliando la competenza se ne indebolisce l’efficacia e lo si rende generico e indistinto. E di ancor più difficile applicazione’. Una modifica votata da ‘gran parte del centrodestra, prevedibile. E del centrosinistra, per scarsa lungimiranza. Anch’io, in nome del meno peggio’.

Ne Parlano