“Regolamentare il fenomeno della prostituzione e riconoscere i diritti e i doveri dei sex worker, partendo dal presupposto che la legge Merlin è stata un’ottima normativa che ha liberato le donne dalla schiavitù delle case chiuse e che ora, a distanza di 50 anni, va messa al passo con i tempi”. Queste le prime parole della Senatrice Maria Spilabotte, promotrice del disegno di legge per regolamentare la prostituzione (A.S 1201), a margine della conferenza stampa che si è svolta Martedì 4 Marzo alla Sala Nassirya del Senato della Repubblica. Alla conferenza stampa hanno partecipato, oltre alla promotrice Spilabotte Valeria Fedeli (Pd), vicepresidente del Senato, Rosa Maria Di Giorgi (Pd), componente dell’ufficio di Presidenza di Palazzo Madama, i senatori democratici Sergio Lo Giudice e Monica Cirinnà, la senatrice di Fi Alessandra Mussolini, il transessuale Efe Bal che sta sostenendo una campagna perché le sia concesso di pagare le tasse e l’antropologo Alessandro Bertirotti. La Senatrice Spilabotte, che ha lavorato al disegno di legge per più di anno, ascoltando tutte le associazioni coinvolte nel fenomeno ed analizzando le varie sfaccettature di questo delicato tema, spiega: “L’obiettivo che vuol porsi il disegno di legge è regolamentare un fenomeno largamente diffuso che oggi è in mano al mercato nero ed alla criminalità organizzata. Non possiamo continuare a far finta di niente, come se la prostituzione in Italia non ci fosse, questo atteggiamento ipocrita non può continuare. Il mio primo intento è stato di limitare i danni dalla tratta delle donne nel nostro Paese. Nel vulnus della mancata regolamentazione si inseriscono più di 60 cartelli malavitosi che della prostituzione fanno il proprio bancomat, le istituzioni devono intervenire per non rendersi conniventi. Il disegno di legge fa una distinzione netta tra la prostituzione oggetto di coercizione e la prostituzione quale libera scelta di donne, uomini e trans che decidono di farsi pagare prestazioni sessuali. Nel primo caso si prevedono misure per sostenere chi voglia uscire dal “giro” e una repressione più dura dello sfruttamento. Nel secondo caso, invece, si prevede la possibilità per i sex worker di iscriversi alla Camera di Commercio, pagare le tasse, accedere alla pensione, decidere modalità e orari del lavoro, nonché la possibilità di esercitare in forma cooperativa in appartamento, sempre con l’obbligo dell’uso del profilattico quale presidio sanitario per la prevenzione delle malattie a trasmissione sessuale. Senza prevedere un obbligo di ‘zonizzazione’, i sindaci potranno individuare luoghi nei quali è consentito esercitare, con il potenziamento dei presidi di sicurezza e sanitari”. Per Valeria Fedeli il disegno di legge punta ad una “regolamentazione soft, per evitare gli estremi opposti del proibizionismo o della rimozione del fenomeno “. Per Alessandra Mussolini (Fi) “l’argomento non deve essere più un tabù. E’ venuto il momento di affrontare il tema di chi vuole liberamente fare l’operatrice del sesso in piena libertà, pagando le tasse e maturando alla fine anche la pensione”. Il senatore Sergio Lo Giudice (Pd) ha spiegato come si tratti “di superare la stigmatizzazione sociale dei sex worker e di farli uscire dalla semiclandestinità, anche per garantire loro maggiore sicurezza”. Anche perché, ha sottolineato la senatrice de Pd Monica Cirinnà “di solito i sindaci hanno affrontato la questione come un problema di sicurezza, il modo più sbagliato, mentre la regolamentazione di fatto incentiva a non prostituirsi in strada e può permettere ai primi cittadini di tutelare di più luoghi come le scuole e i parchi frequentati dai minori”.

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