La politica deve salvaguardare la reputazione del Capo dello Stato, un bene comune, ma su questo, come dice il Presidente, il Parlamento è sovrano
Rivado al breve passaggio di un testo recente di Giorgio Napolitano, in cui il Presidente scriveva che «in Italia ad acuire l`incertezza e a produrre grave disorientamento è l`inadeguatezza del quadro politico,
percorso com`è da spinte centrifughe e tendenti alla frammentazione; che insieme con annose inefficienze istituzionali e amministrative provocano un fuorviante rifiuto della politica».
Napolitano, che anche in politica assegna una riguardosa, severa importanza all`uso della parola, in queste poche righe si comporta con lo scrupolo di Simone Weil: la pensatrice francese, che aveva preso parte alla Resistenza, invitava i democratici a difendere la dimensione della politica, con i suoi legittimi istituti
costituzionali, dalle invettive degli oppositori perché «l`attenersi a ciò che si raffigura come un dovere, in realtà non è cosa né buona né cattiva, in sé, ma è la condizione indispensabile al bene delle nostre azioni». A quel
lontano, civile buonsenso sembra ricondursi la netta sottolineatura di Napolitano quando afferma
che «la contestazione di eventuali ipotesi di reato avviene nell`assoluta indipendenza da ogni intervento del Capo dello Stato, il quale non è tenuto a dare alcun parere – tantomeno influendo sugli atti dell`autorità
giudiziaria – ove essa ritenga di assumere iniziative previste dall`articolo 278 del codice penale». E qui va detto che in passato, se le Procure promuovevano un`inchiesta per vilipendio rivolto alla massima autorità del
Paese, il Quirinale poteva esprimere una sorta di autorizzazione a procedere, al pari di quanto un
tempo accadeva al Sovrano ritenutosi offeso nella sua lesa maestà. Fu Oscar Luigi Scalfaro a tracciare un bel frego su quella prassi tra autoritaria e bigotta, cui verrà lasciato il mero compito di dare una «doverosa
comunicazione delle iniziative intraprese in ordine a evenienze di quella natura». In realtà, la soluzione più salutare sarebbe quella di risparmiare alla politica, già così provata, il discredito che le si aggiungerebbe
se, indebitamente aggredita, non trovasse la sua difesa in chi ha il diritto, e il dovere, di salvaguardare
la reputazione di un così grande bene comune.

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